Capitolo XI - Il nemico

Concordia, la Capitale dell'Impero di Argan, era una città imponente. Con i suoi quasi centomila abitanti, rappresentava il cuore del vasto Impero di Argan ed il centro abitato più popoloso di tutte le Terre Conosciute.
Nella sua lunga storia, non era mai stata direttamente minacciata da alcun esercito invasore e pertanto non disponeva di cinte di mura o di fortificazioni difensive. I suoi grandi quartieri, gremiti di palazzi a più piani ed attraversati da ampie strade lastricate, erano dominati da un alto colle su cui si ergeva il maestoso castello imperiale, quasi una città nella città con le sue oltre cento torri grandi e piccole.
Al centro del castello, immerso negli ampi giardini, tra torrentelli e cascate artificiali, si trovava il Palazzo dell'Imperatore. Nel complesso, all'interno del castello vivevano e lavoravano oltre cinquemila persone, per lo più addette alla grande macchina burocratica che mandava avanti tutte le attività civili e militari dell'Impero. Nel Palazzo, in particolare, convivevano assieme all'Imperatore i vari Ministri dell'Impero e i principali vertici militari.
La riunione che si stava tenendo nella grande Sala delle Udienze, però, vedeva la partecipazione ristretta alla sola Corporazione dei Maghi Imperiali, convocata da sua Maestà l'Imperatore in persona.
In realtà il Druido, o meglio l'uomo che un tempo era stato un Druido, non faceva parte della Corporazione, ma era stato convocato ugualmente quale Consigliere dell'Imperatore.
La convocazione, dieci giorni prima, era giunta assolutamente inaspettata e Dragnur, questo era il nome del Druido, aveva dovuto abbandonare temporaneamente le sue oscure attività e lasciare in tutta fretta la sua fortezza sui Monti Imani, per raggiungere Concordia in tempo per l'adunanza dei Maghi.
Ciò lo aveva profondamente irritato, perché nel complesso avrebbe accumulato un ritardo di circa un mese sui suoi programmi futuri. Ma ciò che stava ascoltando nella Sala delle Udienze lo stava irritando ancor di più, perché profilava imprevisti sviluppi le cui conseguenze erano difficili da valutare.
L'Imperatore, seduto in pompa magna sul grande trono di oro massiccio, stava invece ascoltando con attenzione le parole del Capo della Corporazione dei Maghi Imperiali, il Mago Akula.
"…come stavo dicendo, Altezza, i recenti rovesci subiti dai nostri eserciti sono stati contemporanei alla estesa comparsa sui campi di battaglia dei guerrieri reali che si fanno chiamare Paladini. Come sapete, essi appartengono ad un corpo scelto, la Legione Sacra del regno di Dremlund, ma operano all'esterno di essa, e sono stati posti al comando di tutte le principali unità combattenti dell'esercito reale. Fino ad ora abbiamo pensato che si trattasse di guerrieri particolarmente dotati ed addestrati, ma nulla di più. Un recente episodio del quale desidero mettervi al corrente, però, ci ha fatto mutare opinione.
Durante i recenti combattimenti nella piana del fiume Ellenis, un distaccamento reale è riuscito a sfondare le nostre linee difensive e a dilagare nelle retrovie. Nella zona, però, si trovavano tre membri della nostra Corporazione, come consiglieri del Generale comandante del settore di Ellenis. Ebbene, i nostri compagni si sono trovati coinvolti nel combattimento tra questo distaccamento e le riserve imperiali prontamente accorse, combattendo in prima linea al fianco dei nostri guerrieri.
Impiegando i loro incantesimi offensivi, i tre Maghi hanno scompaginato gli squadroni attaccanti, seminando confusione e disordine tra le file dei cavalieri reali e sterminando decine di nemici.
Ad un tratto, però, si sono trovati di fronte un drappello guidato dal Paladino comandante dell'intero distaccamento.
Mentre i loro attacchi mentali stordivano o uccidevano i membri del drappello, il Paladino è riuscito ad avanzare al galoppo sfrenato verso di loro, proteggendo in qualche modo la sua mente fino al momento in cui ha potuto attaccare direttamente a colpi di spada i nostri compagni.
Uno dei tre Maghi è stato ucciso al primo colpo, e solo dopo che i due superstiti ebbero concentrato congiuntamente i loro attacchi psichici sul Paladino, al massimo delle loro energie, sono infine riusciti a far breccia nelle sue difese mentali.
Finalmente stordito, il Paladino è scivolato giù da cavallo, riuscendo comunque a tirare con la propria balestra un colpo che ha trafitto e ucciso un altro dei nostri Maghi.
Il nemico ha infine perso conoscenza sotto la pressione psichica dell'ultimo Mago superstite, ed è stato infine ucciso da alcuni nostri soldati.
L'unica spiegazione possibile alla sua resistenza mentale, però, è che avesse subito un intenso addestramento psichico che ne abbia sviluppato alcune capacità latenti e che, seppur non sufficiente a fare di lui un Mago, gli abbia comunque consentito di acquisire una certa capacità di resistenza al potere di attacco mentale dei Maghi. Con ogni probabilità, questo addestramento segreto ne ha anche esaltato le qualità di forza, agilità, resistenza e velocità di reazione.
Anche se per un vero Mago ciò dovrebbe essere ripugnante, presumo che alcuni Maghi reali si siano prestati a svelare i propri segreti anche a persone normali, contravvenendo ai principi che da secoli governano i nostri ordini. Il risultato di tutto ciò, Altezza, potrebbe essere che gli attuali rovesci militari non costituiscono una passeggera congiuntura sfavorevole, ma una tendenza sempre più generalizzata che, se non corriamo ai ripari, ci potrebbe portare alla sconfitta totale. I Paladini sono dei Guerrieri Superiori, Altezza, e se impiegati in maniera massiccia possono far pendere definitivamente la bilancia di questa guerra dalla parte sbagliata ".
Dragnur osservò l'alta e distinta figura del Mago Akula, in piedi davanti al trono imperiale. Tutto ciò che Akula stava dicendo era a lui ben noto, anzi, si era perfino stupito del tempo che gli imperiali stavano impiegando per mettere le loro sconfitte in relazione con la comparsa dei Paladini, e questi ultimi con un nuovo addestramento nel campo delle arti magiche. Ma era l'opinione dell'Imperatore che gli interessava, ed infatti il Signore di Argan prese la parola.
"Ti ringrazio per queste informazioni, Akula"- disse, accarezzandosi pensoso la barba - "in verità, anche i miei generali mi hanno parlato di un collegamento tra l'accresciuta efficacia in battaglia dei reparti reali e la presenza tra loro dei Paladini. Quello che tu hai detto però inquadra meglio il problema. Ciò che ora voglio sapere, e che mi aspetto di sapere da te, è questo: cosa possiamo fare per opporci a questi guerrieri ? ".
"Ci sono due strade davanti a noi: una nobile, e l'altra meno nobile. Possiamo decidere che tutti i Maghi dell'Impero siano inviati a combattere tra i nostri soldati, al fronte, per opporsi ai Paladini: l'esito di uno scontro tra un Mago ed un Paladino è più che mai aperto. Potremmo sconfiggerli, ma è pur vero che noi Maghi siamo pochi, molti meno dei Paladini, e che la vittoria non sarebbe per nulla sicura.
L'altra strada, meno nobile, è quella di combattere il fuoco con fuoco: alcuni di noi, per il bene dell'Impero, sono disposti a venir meno ai nostri antichi principi, ed addestrare dei guerrieri così come i Maghi reali hanno fatto per i Paladini. Potremmo così costituire anche noi un corpo scelto di Guardiani dell'Impero, che combattano i nostri nemici ad armi pari. Io, come capo della Corporazione, seppur riluttante, ho dato il mio assenso".
Dragnur imprecò sottovoce: no, questo non poteva essere!!
Un corpo di Guerrieri Superiori, all'interno dell'Impero, poteva costituire un ostacolo ai suoi piani di conquista del potere. Un simile corpo sarebbe stato fedelissimo all'Imperatore, e abbastanza potente da creargli dei fastidi, se non dei problemi, nel momento in cui il Druido avesse dato il via al progetto per deporre ed eliminare l'Imperatore.
No, doveva assolutamente impedirlo.
Dragnur quindi, seduto nella prima fila delle comode poltrone davanti alla scalinata del trono, si alzò e disse: "C'è una terza possibilità…".
"Tu, che non fai neanche parte della Corporazione, dovresti solo tacere!!" - esclamò Akula, voltandosi e manifestando tutto il disprezzo e la diffidenza che nutriva per il Druido.
"Il Consigliere Dragnur è qui per mio esplicito volere, Akula"- lo zittì l'Imperatore - "e noi lo ascolteremo".
"Altezza" - esordì Dragnur - "è vero che i Paladini sono potenti, e che sono in una certa misura resistenti ai poteri magici.
E' per questo motivo, in verità, che ho intenzione di scagliare contro di loro i miei Demoni.
Le nostre spie ad Esperia ci hanno riferito, infatti, che i pochi Demoni che ho inviato contro Re Pallador hanno, nell'occasione, ucciso molti di questi Paladini".
"Ma questi Demoni sono stati anch'essi distrutti, Negromante, e Pallador è ancora vivo!!"- gridò Akula.
"I miei Demoni non sono stati uccisi dai Paladini, Altezza, ma da un Negromante che ha ricevuto un addestramento… diciamo.. simile al mio..".
L'Imperatore annuì: "E' infatti questo che le spie hanno riferito. E dobbiamo perciò desumere che nelle Terre Conosciute ci sia un'altra persona potente quanto te, Dragnur…"- il Signore di Argan lasciò la frase incompleta, lasciando intendere che il potere di Dragnur non era poi così grande come lui lasciava intendere.
"Potente "quasi" quanto me, Altezza. Quel Talamor può aver avuto la fortuna di vincere i primi scontri, ma solamente io ho il potere di risvegliare e controllare i Demoni Superiori, le Ombre Alate. Ed una volta costruito interamente il mio esercito di creature infernali, schiaccerò prima quel negromante, e poi i Paladini che si oppongono alla nostra vittoria".
"I tuoi Demoni !!! " - gridò una voce dalla prima fila di poltrone - "I tuoi Demoni sono una minaccia per le Terre Conosciute ben più grave dei Paladini e di tutto l'Esercito reale!!!". La voce che aveva parlato era quella del Mago Kallangir, eminente figura della Corporazione, secondo per prestigio solamente allo stesso Akula. "Sin dalla notte dei tempi "- continuò - "i Demoni sono stati nemici degli uomini, ed i tuoi oscuri disegni per tentare di risvegliarli e controllarli si risolveranno in una grave disgrazia per l'Impero e per tutto il genere umano!!!".
"Frena la tua foga, Kallangir" - lo interruppe Dragnur - "Sapientemente usati, i miei Demoni saranno la chiave per la nostra vittoria".
"Altezza" - Kallangir si rivolse direttamente all'imperatore- "Io vi scongiuro: non date retta a quest'uomo, perché ci porterà alla rovina. E' meglio affidare la difesa dell'Impero ad una schiera di Guardiani, addestrati da noi sul modello dei Paladini, piuttosto che a un'orda di creature infernali che prima o poi sfuggiranno a qualsiasi controllo".
" Taci, Kallangir !!! ".
" No, taci tu, Dragnur!!! Io non credo alla potenza delle tue creature: anzi, ti sfido. Portamene una davanti, ed io la sconfiggerò, come un tempo fecero i Druidi della nostra razza ! ".
Dragnur capì che tutto il discorso di Kallangir era teso a screditarlo agli occhi dell'Imperatore, e questa era una cosa che non poteva permettere:" Sei proprio sicuro di quello che proponi, Kallangir ? Attento a quello che chiedi, perché potresti essere accontentato".
"So quello che chiedo, Negromante, e so che questo è il modo migliore di dimostrare al nostro Imperatore quanto mal riposta sia la fiducia nei Demoni. Scegli tu il luogo ed il giorno per la sfida con il più forte dei tuoi Demoni, Dragnur, ed io ci sarò !!! " .
"Altezza…" - chiese implicitamente Dragnur all'Imperatore.
" Che lo scontro abbia luogo " - rispose questi - " e dal suo esito deriverà la mia scelta sulla strada da seguire per rispondere all'avanzata reale. Dove e quando può avvenire la sfida, Dragnur ? ".
"La sfida può avvenire… qui… ed ora !!! " - con un ampio movimento del braccio, il Druido indicò verso l'alto, verso i soffitti della navata centrale. La sala delle udienze dell'Imperatore era forse la più ampia di tutte le Terre Conosciute: si divideva in cinque grandi navate dalle pareti e dai soffitti affrescati con colori scuri, e decorate da ampi rosoni con vetrate a mosaico. Le volte ad arco acuto si innalzavano ad almeno cinquanta braccia dal pavimento di marmo bianco a scalinate successive, e nonostante le finestre ed i rosoni, nell'intera sala gravava un'oscurità inquietante ridotta solo in parte dalle numerose fiaccole disposte intorno alle colonne e nei pressi del trono.
Annidata in questa oscurità, una creatura attendeva il suo momento nascosta vicino ad una delle finestre più alte, con le lunghe ali strette attorno al corpo imponente. Quando Dragnur la invocò, con la voce e con un messaggio mentale attraverso la Gemma del Potere incastonata sul petto, l'Ombra Alata spiegò le sue ali e ruggì furiosa.
Un fremito di sgomento percorse le file dei Maghi Imperiali, alla vista del Demone in volo sopra le loro teste, e lo stesso Kallangir arretrò sorpreso.
"Hai cambiato idea, Mago ? "- rise Dragnur.
Bianco in volto, Kallangir comunque replicò: "… e scontro sia, Negromante…".
Dragnur ordinò alla creatura di attaccare, ed essa si lanciò in picchiata. A sua volta, Kallangir si concentrò e vibrò il suo attacco mentale: nell'altra dimensione, però, quella del pensiero, le sue energie si infransero contro le difese psichiche del Demone, che schermava con forza la sua mente. Nei pochi istanti che gli rimasero, il Mago cambiò quindi tattica ed attaccò sul piano fisico, facendo partire dalle sue mani protese in avanti un lampo luminoso che andò a colpire il petto del Demone.
La creatura, però, non fu scossa che leggermente, ed assorbì con facilità gli effetti del fulmine. A sua volta, il Demone impiegò i suoi poteri psichici per tenere impegnata la mente del Mago, e gli piombò addosso ruggendo e con gli artigli protesi.
Kallangir fu sollevato di peso e trascinato in volo, mentre ancora si dibatteva, fino al cornicione di una delle finestre più alte. Lassù il Demone affondò profondamente le sue fauci nel corpo del Mago, staccandogli la testa e divorandola con un rumore agghiacciante. La creatura si levò quindi nuovamente in volo, abbandonando nel vuoto il corpo decapitato di Kallangir. I poveri resti volteggiarono nell'aria fredda della sala fino a piombare pesantemente ai piedi del trono, in un lago di sangue.
Un fremito di sgomento e di rabbia percorse le file degli oltre centocinquanta Maghi presenti, e numerosi furono quelli che reagirono attaccando a loro volta il Demone. Questi però difese con forza la sua mente, per il tempo sufficiente ad involarsi attraverso una delle finestre aperte, schivando nel contempo una serie di fulmini che si infransero inutili sui soffitti, distruggendo parte degli splendidi affreschi e mosaici della sala.
Pochi istanti dopo risuonò in lontananza il lungo ruggito della creatura, ormai in volo tra le basse nuvole cariche di pioggia autunnale.
Nel frattempo la sala era in tumulto: i Maghi erano tutti in piedi, ancora increduli, e fu Akula il primo a tentare di riportare l'ordine fra i presenti. Dopo varie esortazioni, riuscì infine a placare gli animi e a ottenere il silenzio, dopo di che salì gli scalini che portavano ai piedi del trono e ricoprì pietosamente con il proprio mantello il cadavere sfigurato del povero Kallangir.
Nel frattempo, l'Imperatore era rimasto imperturbabile. Quando il silenzio fu totale e tutti gli occhi si appuntarono su di lui, egli si alzò in piedi ed infine parlò: "Quello che ho visto dimostra innegabilmente la potenza delle tue creature, Dragnur. Kallangir era uno dei Maghi più forti dell'Impero, ma non è durato più di pochi secondi. Comincio a credere che Pallador sia stato veramente fortunato a sfuggire al tuo attacco, in quel di Esperia".
"E' così, Altezza, ma non tutto il male vien per nuocere. In quell'occasione il nostro nemico, Talamor, ha rivelato la sua presenza. Sarebbe stato molto pericoloso rimanere all'oscuro dell'esistenza di un Druido dei tempi antichi, a noi ostile.
Adesso mi sto preparando per poterlo fronteggiare senza alcun rischio, ed ho anche il piacere di annunciarvi che le mie spie hanno ritrovato le tracce della carovana del Re Pallador: egli si trova nelle retrovie del settore orientale del fronte, difeso solamente da un drappello di venti Paladini e da uno squadrone di cavalleria. Appena localizzato con esattezza, i miei Servitori alati non se lo lasceranno sfuggire. E per ciò che riguarda il resto della guerra, in pochi mesi sarà pronta un'armata di centinaia di Demoni, che sfonderà il fronte semplicemente con il terrore che incuterà nei nostri nemici".
"Molto bene, Dragnur, hai la mia piena fiducia. Il combattimento a cui abbiamo appena assistito dimostra al di là di ogni ragionevole dubbio quale sia la nostra arma migliore. E tu, Akula, farai in modo che la tua Corporazione cooperi con il Consigliere Dragnur per la realizzazione dei suoi progetti.
Così ho deciso" - concluse l'imperatore, lasciando il trono ed allontanandosi verso l'uscita posteriore della sala, quella a lui riservata.
Senza prestare orecchio al mormorio ed ai commenti che immediatamente si accesero, anche Dragnur si allontanò, lungo l'ampio corridoio della navata centrale.
Bene, molto bene, l'assemblea si era risolta nel migliore dei modi, oltre le sue più rosee aspettative. In un colpo solo, aveva distrutto agli occhi dell'Imperatore la reputazione della Corporazione dei Maghi, aveva eliminato uno dei suoi principali oppositori, Kallangir, e neutralizzato l'altro, Akula. Aveva poi affermato in pieno il suo potere e soprattutto riguadagnato la piena fiducia ed il pieno sostegno dell'Imperatore.
Quando aveva deciso di introdurre un Demone nella sala delle udienze, lo aveva fatto più per scrupolo che per altro, non osando in realtà sperare nel verificarsi di un combattimento dimostrativo.
Bene, molto bene, si ripetè. Ora poteva tornare nella sua fortezza e riprendere la costruzione della sua armata personale.

*      *      *

Lewin Talamor sentiva la sua anima prigioniera, schiacciata ed oppressa in una dimensione angusta ed oscura che non sapeva definire in termini di spazio e tempo. Se avesse avuto un corpo ed una bocca avrebbe urlato, ma il suo rimaneva un urlo vuoto e silenzioso, che nessuno poteva udire. Solo a volte, e non sapeva dire nè dove nè quando, la prigionia si rompeva in un'esplosione di libertà che si trasformava in rabbia, sofferenza e lotta, in cui tutte le sue capacità erano concentrate nella distruzione di altre creature. Era un'esistenza orribile, in cui non si poteva desiderare altro che la morte, la pace eterna.
"Svegliati!!! Lewin, Svegliati!!! Per tutti gli Dei, Lewin!!! Lewiiiiin!!!" - Lewin aprì di scatto gli occhi, sobbalzando nel sacco a pelo e ritrovandosi madido di sudore. Alla pallida luce della luna Alina, china su di lui, gli teneva il volto tra le mani e lo fissava intensamente, con un'espressione preoccupata dipinta sul viso.
Ma Lewin non riusciva a togliersi dalla mente il volto di un'altra donna, dalla pelle scura, ed il suo sguardo si posò istintivamente sul lungo bastone, sulla Spada Nera poggiata vicino a lui.
Alina seguì il suo sguardo, e capì. Si ricordò di quella volta, nelle stalle della locanda del villaggio di Namur quando, toccando il bastone, ricevette una violenta scossa ed ebbe per un attimo la visione di una strana donna.
"E' lei che ti fa provare i suoi incubi, le sue sofferenze, …non è vero, Lewin ?".
Lewin sospirò ed annuì, asciugandosi il sudore e mettendosi a sedere. Alina lo lasciò e si avvicinò al piccolo focolare, riavviandolo e mettendo dell'acqua a bollire. Poco dopo, ritornò con un tazza di tè per il Mago.
"Mi hai fatto preoccupare, Lewin. Ti dibattevi come un pazzo furioso, gridando in una lingua strana cose incomprensibili. Ti succede spesso ?" - chiese, con una punta di sincera ansia nel tono della voce.
"Non tanto spesso, per fortuna. Quando però penso che non mi debba più succedere, ecco che ho un'altra crisi…".
"Forse faresti bene a confidarti con qualcuno…".
Lewin scrollò le spalle: "Questi sogni sono cominciati quando ho ricevuto la Spada… il Maestro mi detto che sono un prezzo che dovrò pagare fino a che esisterà la Spada".
"Vi è un'anima imprigionata all'interno…non è vero ? L'anima di una donna dalla pelle scura…".
Lewin la guardò sorpreso, poi annuì: "E' vero".
"Vorrei che tu me ne parlassi. Potrebbe farti sentire meglio".
Il Mago, ancora scosso, si arrese: "Nei tempi antichi, molti Druidi erano donne. Anzi, molti dei Druidi più potenti erano donne. Alcune di esse, non si è mai scoperta la ragione, scoprivano una strana vocazione, o meglio un loro strano destino. Esse si facevano bruciare vive ma dopo il rogo, invece dei loro resti, veniva ritrovata una di queste Spade.
Si tratta delle armi più potenti mai possedute da esseri umani, invincibili contro qualsiasi Demone. Ognuna però può essere usata solo da un Druido ben preciso, di solito nato molti anni dopo la creazione della Spada stessa. Nel frattempo, la Spada viene conservata dai Druidi Custodi, gli unici a sapere quando e a chi l'arma essere consegnata, e per quale missione. Dinak, il mio Maestro, è uno di questi Druidi, e conservava questa Spada per me".
"Vuoi dire che quella donna era un Druido, e che ad un certo punto ha sentito il bisogno di immolarsi affinchè questa Spada fosse creata, appositamente per te che non eri nemmeno nato ? ".
"Il Maestro mi disse: nell'Universo c'è spazio per qualsiasi evento, anche per il più incomprensibile".
"Nei tuoi incubi tu rivivi alcune delle sue sensazioni, e devono essere orrende…".
"E' così…".
"E queste sofferenze non avranno mai fine ? Voglio dire, queste Spade sono eterne ? ".
"No, per fortuna. Mi è stato spiegato che cessano di esistere una volta assolto il compito per cui sono state create, e allora la loro anima trova finalmente pace, oppure quando vengono distrutte, e allora la loro anima continua a soffrire per sempre".
"Allora possono essere distrutte !! E da cosa ? ".
"Da un'altra Spada Nera, Alina".
La donna sospirò ed appoggiò una mano sulla guancia del Mago. Il gesto, seppur fatto con un guanto di maglia d'acciaio, riuscì ad essere delicato: "La tua non sarà una vita facile, Lewin. Chissà contro chi e contro cosa sarai costretto a batterti, prima di trovare le risposte che cerchi. Spero di poterti essere di aiuto".
"Spero di non trascinarti verso un disastro, Alina".
Poggiandogli gentilmente le mani sul petto, la donna lo spinse a sdraiarsi di nuovo: "E' la prima volta che ti vedo stanco, Druido dei tempi andati. Ora cerca di dormire e di riposarti, mancano ancora molte ore al sorgere del sole. Forse gli incubi ti lasceranno in pace, per il resto della notte".
"Credo di sì. Non mi è mai capitato due volte nella stessa notte "- e Lewin cercò di rilassarsi nel caldo tepore del sacco a pelo, sotto lo sguardo vigile e sollecito della compagna.
Poco dopo, riuscì a scivolare in un sonno profondo e senza sogni.

*      *      *

Due settimane dopo, terminati tutti i lavori di un gran Consiglio dei Maghi Imperiali particolarmente dominato da un'atmosfera di tristezza e delusione, il grande Mago Akula stava per ripartire verso la sua contea e riprendere i suoi studi magici.
Poche ore prima della partenza, però, era stato convocato da sua Maestà l'Imperatore per un'udienza privata, quanto mai inaspettata.
In attesa nello grande studio vuoto dell'Imperatore, Akula si interrogava sul motivo della convocazione: forse per ribadire l'ordine di collaborare con l'infido Dragnur… o cosa ? Akula non riusciva a trovare alcuna spiegazione. Si decise quindi ad aspettare pazientemente, e di lì a poco l'Imperatore fece il suo ingresso nello studio, da solo, e richiuse accuratamente la porta alle sue spalle.
"Volevate vedermi, Altezza ?".
"Akula, vecchio amico. Sai perché la mia famiglia governa da secoli e secoli questo Impero, senza aver mai subito rovesci, deposizioni, rivolte o conquiste ? Perché ormai governare è una dote congenita di quasi ogni erede di questa famiglia, una qualità insita nel nostro stesso sangue, e che viene poi affinata ulteriormente negli anni prima dell'ascesa sul trono".
L'Imperatore, fino a quel momento con lo sguardo pensoso rivolto verso la finestra, fissò il Mago negli occhi: "Pensi che uno come me possa in realtà affidarsi completamente ad una persona enigmatica come Dragnur?".
" Ma…Altezza… le vostre parole nella sala delle udienze…".
"Lascia perdere le mie parole. Ho detto a Dragnur quello che voleva sentire. Sono in effetti convinto che le sue creature ci possano essere utili, molto utili, ma sarei un pazzo a fidarmi ciecamente di lui… Ecco perché ho bisogno dei Guardiani dell'Impero".
"…Altezza, questo che voi dite è musica per le mie orecchie. Perdonatemi, ma devo confessarvi che per un pò di tempo sono arrivato a dubitare persino di voi".
"Ciò significa che anche Dragnur dovrebbe essere convinto di aver avuto successo su tutta la linea, è ciò per il momento è bene. Perché l'addestramento dei Guardiani dovrà inizialmente avvenire nel più stretto segreto, per lo meno fino a quando non avrò già diverse decine di Guerrieri disponibili, e adeguatamente preparati a fronteggiare persino dei Demoni, come hanno fatto i Paladini. Sebbene Dragnur lo abbia negato, alcuni Demoni sono stati uccisi dai guerrieri reali: anche io ho la mia rete segreta di informatori, e funziona benissimo".
"Ciò che volete sarà fatto, e con mia grande soddisfazione"- lo sguardo di Akula si fece duro.
"Quanto tempo occorre per avere una Guardia personale di almeno, diciamo, quaranta Guardiani ? ".
"Impiegando una ventina di Maghi… e delle reclute abbastanza dotate… direi che un anno dovrebbe essere sufficiente".
"Impiegherai non più di dieci Maghi, i più fidati, e dovrai farlo in sei mesi. Poi potremo rimuovere il vincolo della segretezza ed avviare un programma di addestramento più vasto".
"Non sarà facile…Altezza".
"Ma non è impossibile, e so che ci riuscirai. Una Guardia personale di Guerrieri Superiori mi consentirà di non preoccuparmi del potere di Dragnur, e col tempo potremo organizzare altri Guardiani in reggimenti, divisioni e persino Armate, mentre al Negromante non sarà possibile risvegliare che qualche centinaio di Ombre Alate. Esse ci servono però, perché nel frattempo dovranno tenere testa ai Paladini fino all'ingresso in massa dei Guardiani. Le risorse umane dell'Impero sono ben superiori a quelle del Regno di Dremlund, e col tempo i nostri Guerrieri prevarranno sui Paladini anche in virtù del loro numero".
"Un disegno geniale, Altezza, avete tutta la mia ammirazione".
"La mia famiglia governa questo Impero, non a caso, da secoli e secoli. Comunque, ecco qui una lettera con il mio sigillo personale per il Comandante della fortezza di Darkmoor, sulla costa nord-orientale, in mezzo alle paludi. E' un posto sperduto, sicuramente al di fuori della rete di spie di Dragnur. Il Comandante della fortezza sa già tutto: ti recherai là con dieci Maghi e riceverai le reclute da esaminare ed addestrare. Dopo sei mesi, le porterai qui, trasformate in Guardiani pronti a dare la vita per me. Successivamente, daremo il via all'addestramento in massa, e quindi contrattaccheremo i nostri nemici con un'irresistibile forza combinata di Demoni e Guardiani dell'Impero".
" I vostri ordini saranno eseguiti".
"C'è un'ultima cosa, Akula" - l'Imperatore si voltò nuovamente verso la finestra ed il suo sguardo si rifece pensoso.
"…Altezza…".
"Non è troppo presto per pensare a chi mi succederà sul trono. Non ho figli, e anche se dovessi averne in futuro, potrebbero essere troppo giovani al momento della mia scomparsa".
"Ma voi potreste vivere a lungo".
"Potrei, ma non posso escludere il contrario. Mio fratello, invece, ha avuto due maschi, ed era mia intenzione nominare mio erede il maggiore dei due, un guerriero coraggioso e soprattutto un ottimo Comandante militare. E' facile che un ottimo Comandante diventi anche un ottimo governante, ed avevo intenzione di chiamarlo a corte per cominciare a seguirlo personalmente. Sfortunatamente, come sapete, è rimasto ucciso in battaglia, pochi mesi fa. Per opera di un Paladino, in effetti, e di uno dei più famosi, soprannominato "L'Immortale" per avere più vite di una banda di gatti selvatici.
Mi resta quindi il minore, che per mia sfortuna non è all'altezza del fratello. Sì, è coraggioso come un leone, ma piuttosto stupido, arrogante e presuntuoso. Dieci anni fa lo posi sotto la guida di uno dei miei migliori condottieri, il Duca Whilhem, ma il Duca rimase ucciso ed egli subentrò al comando della mia Armata del Nord senza alcuna autorizzazione, portandola poi alla completa distruzione.
Così come è, Gotrek non mi serve a niente. Ma ho intenzione di chiederti di portarlo a Darkmoor, frantumargli quel suo cervello marcio e ricostruirlo in modo da farne un futuro Imperatore. O Gotrek diventerà il primo ed il migliore dei Guardiani, degno di essere l'erede dell'Imperatore, o non lascerà più la fortezza di Darkmoor, perché lo ucciderai".

*      *      *

Lewin ed Alina cavalcavano fianco a fianco, stretti nei mantelli per ripararsi dal pungente vento autunnale che sferzava i territori settentrionali dell'Impero. Le giornate di viaggio trascorrevano ormai lente e monotone, attraverso lande sempre più desolate, selvagge e scarsamente abitate man mano che si avvicinavano alle pendici dei grandi Monti Imani.
Per cercare di rompere la noiosa monotonia del viaggio, Lewin si voltò verso la compagna: "Da tempo c'è una cosa che volevo chiederti, Alina. Mi incuriosisce la tua scelta dell'arma. Personalmente, preferisco archi, balestre, coltelli ed eventualmente spade. E poi tutte le donne guerriere che ho conosciuto erano ottime balestriere o spadaccine. Sei l'unica donna che conosco che usa una scure. E' stata una scelta casuale, dovuta al tuo istinto personale, o c'è qualche motivo particolare ?".
Alina scrollò le spalle: "In realtà lo devo a mio padre, un semplice taglialegna".
"Tuo padre fa il taglialegna ?".
"Faceva il taglialegna. E' morto, quindici anni fa".
"Mi dispiace. Spero non sia accaduto per la guerra".
"Purtroppo sì. E' stata la guerra, sia per lui che per mia madre".
"Scusami se ho toccato questo argomento".
Alina scosse la testa: "Non devi scusarti. So che a te è successo lo stesso, quando eri solo un bambino. Me lo ha detto Ravendel, a cui tu lo hai confessato molti anni fa".
Lewin la guardò sorpreso.
"Non te la prendere, ancora non mi fidavo di te. Per quanto mi riguarda, invece, non ho mai parlato con nessuno del momento in cui i miei genitori sono morti, anche se forse mi farebbe bene farlo".
"Se lo deciderai, mi piacerebbe ascoltarti".
Alina sospirò: "I cavalli devono riposare, Lewin, facciamo una sosta".
Scesi a terra, si sedettero a mangiare un po' di carne salata sotto una quercia, lasciando i cavalli al pascolo.
Improvvisamente, con lo sguardo annebbiato, Alina iniziò a raccontare: "Abitavamo in una capanna ai margini del bosco, a meno di un miglio dal villaggio. Gli Imperiali lo aggredirono e lo bruciarono, senza quasi notare la nostra casa seminascosta tra gli alberi. Lo squadrone stava per andar via, quando qualcuno se ne accorse ed una pattuglia ritornò indietro mentre gli altri si allontanavano.
Mia madre aveva scongiurato mio padre di scappare nel bosco, ma mio padre era troppo orgoglioso, troppo coraggioso e troppo stupido per farlo. Non voleva che distruggessero la nostra casa, e decise di aspettare eventuali aggressori sulla porta, armato della sua ascia.
Era un uomo imponente, ed in effetti quando la pattuglia imperiale arrivò e lo attaccò, li uccise tutti e cinque, li fece letteralmente a pezzi con la sua ascia.
Io, nel frattempo, assistetti a tutta la scena nascosta in un cumulo di fieno.
Il Comandante dello squadrone, però, vedendo che la pattuglia non tornava, ritornò sui suoi passi con tutti i suoi uomini. Mio padre era deciso ad affrontarli tutti, ma il Comandante decise di sfidarlo personalmente.
Mio padre era forte, e vedendo che il cavaliere non aveva più di vent'anni, si mise addirittura a ridere.
Il comandante però, anche se giovane, era un combattente di prim'ordine: sfuggì a tutti i colpi di mio padre, ferendolo in vari punti fino a che non rimase stremato per la perdita di sangue. Infine gli tagliò la testa davanti a miei occhi.
Mia madre era chiusa in casa, ma non resistette ed uscì piangendo ad abbracciare ciò che restava di mio padre".
Alina si interruppe per alcuni istanti, poi riprese con tono assurdamente monotono: " La violentarono tutti davanti ai miei occhi, e ognuno più volte, a cominciare dal giovane Comandante, e poi la uccisero con una coltellata al cuore.
Rimasi lì per tutto il giorno, poi scappai nei boschi, chissà dove. Poco dopo mi imbattei in una pattuglia reale, e raccontai la mia storia. Non sapendo cosa fare, il sergente mi affidò alle cuoche del reparto di sussistenza della sua Divisione. Avevo quindici anni, e feci la sguattera nell'esercito reale per tre lunghissimi anni.
Nel frattempo, in ogni momento libero, facevo esercizi fisici e mi addestravo da sola nei boschi con una scure che avevo rubato.
Vedendo che riuscivo a cavarmela piuttosto bene con quell'arma, mi permisero finalmente di arruolarmi tra le forze combattenti, e dopo due anni diventai addirittura sergente.
Poi, casualmente, mi imbattei nel Mago Ravendel, che girava fra le truppe in cerca di gente con una mente adatta a qualche strano progetto.
Non mi interessava neanche di vivere, in quel periodo, e mi offrii volontaria senza nemmeno sapere per che cosa.
Fortunatamente, il progetto era quello della creazione dei Paladini, ed il resto lo puoi intuire.
Ognuno ha i suoi incubi, Lewin, e io non riesco a togliermi dalla mente il volto del cavaliere che ha ucciso mio padre e violentato mia madre.
Non dovrebbe avere più di trentacinque anni, ora. Lo ucciderò, Lewin, dovessi aspettare tutta la vita. Ma le sorprese non erano finite: una volta, dopo aver conquistato una fortezza nemica, in una delle sale trovammo un quadro con il ritratto della famiglia dell'Imperatore di Argan e con i nomi di tutti i suoi membri.
Ebbene, non ci crederai, Lewin, ma il suo viso era lì, tra quelli della famiglia imperiale. Adesso so anche il nome di quel bastardo: Gotrek, nipote dell'Imperatore in persona. Da quel momento, non ho avuto pace: l'ho inseguito su molti campi di battaglia, e non riuscirà a sfuggirmi in eterno. La mia vendetta è già cominciata: qualche mese fa mi sono scontrata con suo fratello maggiore, e l'ho ucciso senza pietà.
Prima o poi, toccherà anche a lui".
"A meno che "- cercò di distrarla Lewin - "per seguire le avventure di uno strano Druido saltato fuori da un'altra epoca, tu non ci lasci le penne prima…".
Lo sguardo di Alina si addolcì: "Proteggerti potrebbe anche essere l'unico motivo valido esistente al mondo per ritardare, ma non abbandonare, la mia vendetta".

 

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