Capitolo XII - La sfida
Dragnur era chino su alcuni antichi manoscritti in Adalgari, assorto nelle sue meditazioni. Ad un tratto, però, una sensazione proveniente da lontano lo distrasse. Non proveniva dal suo corpo, ma da quello di uno dei suoi Demoni, tramite una Gemma del Potere.
Una delle Ombre Alate, uno dei capi del gruppo che aveva ormai risvegliato, aveva lasciato le segrete della fortezza, dove i Demoni erano di solito confinati, e si stava dirigendo verso la torre in cui si trovava Dragnur stesso. Il Druido sentiva che il suo atteggiamento non era minaccioso, e non si preoccupò.
Quando la creatura fu davanti al portale della cella che Dragnur usava come studio, si fermò ed attese. Il Druido aprì la porta con la forza del pensiero: "Entra, Signore della Terra".
Il Demone dovette piegarsi per passare sotto l'arco della porta e si fece avanti verso il tavolo del Druido, torreggiando con tutta la sua mole nell'angusta stanza.
"Puoi parlare, Demone".
La voce cavernosa echeggiò tra le pareti di pietra: "Un Demone Inferiore si trova nelle vicinanze. Avvertiamo la sua presenza".
"Un Demone Inferiore ?! Che tipo di Demone ? ".
" Un Demone nella forma che voi umani chiamate Lupo ".
" Un Demone- Lupo ?!! ".
Dinak era un Signore dei Lupi, ed anche Talamor.
" E' così. In Verità, la sensazione non è chiara, potrebbero anche essere più di uno ".
" Riuscite a sentire la presenza di un Druido, insieme al Lupo ? ".
"Questo non è possibile. Non siamo in grado di percepire quelli della vostra razza se non quando sono vicinissimi".
" Questo Demone, a che distanza si trova dalla fortezza ? ".
" Non so esprimerlo in quelle che voi chiamate miglia. Potrei dire, alla velocità con cui si spostano gli umani, tre cicli del Sole ".
Tre giorni !! Forse uno dei suoi nemici, o entrambi, erano quasi su di lui.
"Hai altro da dirmi ?".
"Sì, Druido. I Demoni Inferiori sono molto più sensibili di quelli della mia razza. Se ora siamo in grado di avvertire la sua presenza, ciò significa che lui ha avvertito la nostra da lungo tempo".
" Molto bene. Per ora non mi serve altro da te. Puoi tornare nei sotterranei ".
Dragnur restò con lo sguardo perso nel vuoto per molto tempo dopo che il Demone ebbe lasciato la cella.
Erano stati molto veloci, velocissimi. Per sua fortuna, però, anche lui era stato rapido. Aveva ormai una piccola schiera di oltre settanta Ombre Alate ai suoi ordini: era finalmente riuscito a ritornare un Signore dei Demoni Superiori, dopo tanto tempo.
In realtà aveva sperato di radunarne oltre duecento, cioè quasi tutte quelle addormentate nelle Terre Conosciute, ma sembrava che i suoi avversari lo avessero preceduto.
Dragnur non si faceva illusioni: lo scontro diretto era ormai vicino. I suoi settanta Demoni, comunque, gli garantivano già un buon margine di vantaggio nella sfida. Che fare, nel frattempo ?
Pensò a varie alternative: uscire a caccia dei suoi nemici, anticipandoli, o fuggire con le sue creature e cercare di far perdere le sue tracce
No, no, assolutamente. La cosa migliore era continuare a fare quello che già stava facendo: cercare altri Demoni da risvegliare, facendo finta di non essersi accorto di nulla.
Avrebbe fatto credere ai suoi nemici di avere dalla loro la sorpresa, di essere veramente capaci di prenderlo alla sprovvista. All'ultimo momento, invece, avrebbero scoperto che lui era pronto allo scontro, lui e le sue creature, e sarebbero stati i suoi avversari a essere sorpresi, e a chiedersi che cosa avesse in serbo per loro.
Dragnur guardò la sua Spada Nera: tra pochi giorni lo scontro avrebbe avuto luogo, e molto sarebbe dipeso dalle Spade.
Comunque, alla fine, sarebbe stato il Destino a decidere il vincitore secondo le sue misteriose leggi, come sempre.* * *
Lewin ed Alina erano entrambi nervosi ed irritati. Dopo aver superato le ampie pianure centrali, si erano ormai addentrati nelle lunghe catene montuose, con andamento Ovest-Est, che costituivano le pendici dei Monti Imani, il confine dell'Impero e, insieme al grande Oceano, il limite di tutte le Terre Conosciute.
Lewin, in particolare, sentiva il Lupo smanioso ed inquieto: la loro destinazione era vicina, vicinissima, a solo qualche giorno di distanza.
Se solo le piogge fossero terminate, e se non ci fosse stato quel dannato fiume.
Erano giorni e giorni che pioveva, e che il vento soffiava forte.
Avevano continuato a viaggiare con ritmo sostenuto, nonostante la pioggia, ma si erano infine imbattuti nel corso di un fiume che sbarrava loro la strada. Il fiume correva da Ovest verso Est, tra due file di montagne, impedendogli di proseguire verso nord per l'ultimo tratto del loro viaggio.
In estate non ci sarebbero stati problemi a trovare un guado non troppo profondo, ma le lunghe piogge autunnali avevano gonfiato le acque a dismisura, ed i due compagni avevano percorso lunghi tratti sulla riva meridionale, verso Ovest e verso Est, senza trovare un luogo idoneo a far passare i cavalli. Di ponti neanche a parlarne: la regione era selvaggia e deserta.
Fu Alina ad avere l'idea: "Quanto è lontana la nostra meta ? ".
"E' difficile intuirlo dalle sensazioni del Lupo, ma mi sembra di capire non più di due o tre giorni ".
"Allora potremmo farcela anche a piedi ".
" penso di sì. Stai pensando di abbandonare i cavalli e attraversare a nuoto ? ".
" Sì. Non sarà facile, ma il punto più stretto è largo non più di un centinaio di passi. Io ce la posso fare, anche se la corrente è forte e l'acqua è fredda. E tu ? " - chiese Alina.
"Anch'io , ma per tutto l'equipaggiamento ? ".
" Andrà prima uno di noi due da solo, senza niente. poi l'altro tirerà sull'altra sponda una freccia legata ad una corda. Quello che avrà attraversato il fiume, recupererà la corda con attaccati gli zaini e le armi. Poi quello rimasto su questa sponda attraverserà il fiume, lasciando i cavalli. Ci ritroveremo dall'altra parte, senza cavalli ma con tutto l'equipaggiamento. L'ho fatto altre volte ".
" in effetti, mi sembra l'unica possibilità per non rimanere bloccati fino al termine della stagione delle piogge. Chi va per primo ? ".
"Andrò io. Ti ripeto che non è la prima volta ".
"Fai attenzione, Alina. La corrente è forte ".
"Lo so. Mi dovrò tuffare molto più a monte di qua, che è il punto più stretto, per ritrovarmi proprio qui di fronte al termine della traversata. Non perdiamo altro tempo, Lewin, diamoci di fare ".
Il Mago cominciò a legare una corda lunga e sottile alla coda di una delle sue frecce, e ad impacchettare strettamente tutte le loro cose in tre sole borse. Alina nel frattempo cominciò a togliersi di dosso l'armatura da Paladino.
Levatasi l'ultimo pezzo, lo porse a Lewin perché lo mettesse tra le cose da trasportare e cominciò a togliersi la tunica di cuoio.
Seguirono gli stivali e le calze di lana.
Poi, la cintura ed i pantaloni di cuoio.
Infine, anche la lunga e sottile camicia di seta che costituiva l'unico indumento intimo di Alina, seguì per terra il resto degli abiti.
Lewin non fece neanche finta di spiare con discrezione: Alina era completamente nuda davanti a lui, a meno di un paio di passi di distanza, ed il Mago aveva lasciato perdere gli equipaggiamenti e si limitava a fissarla.
Per tutti gli Dei, era davvero bella !!!
Tutti quei difetti che in passato le aveva trovato, troppi muscoli nelle lunghe gambe, fianchi troppo squadrati in confronto a quelli di altre donne, spalle troppo larghe, viso troppo duro, occhi troppo freddi, sembravano non solo annullati, ma elementi di un fascino che ora colpiva Lewin come un pugno allo stomaco.
Anche la profonda cicatrice sul braccio, che ne sfigurava il profilo rendendolo un fascio di muscoli contorti, non aveva per lui alcuna importanza.
E c'era una sorpresa: di solito nascosto sotto un'ampia tunica o una corazza, il seno di Alina era invece grande, pieno e rotondo, molto femminile ed in piacevole contrasto con il resto del corpo.Per tutti gli Dei, come era bella !!!
Il Mago vide che Alina stava per parlare: "Che ne diresti di chiudere quella bocca, Lewin, e di rimetterti al lavoro. Mi sembra quasi che tu non abbia mai visto una donna nuda".
Che idiota ! Si era comportato come un ragazzino.
"Scusami, Alina però potevi anche avvisarmi ".
" E di che cosa ? ".
" Che il tuo corpo è pericoloso, per un Druido. Gli fa perdere ogni capacità di concentrazione ".
La risata di Alina fu dolce e sincera, quasi a significare che la donna avesse sperato proprio in quel tipo di reazione, da parte sua, ma poi Alina ritornò seria: "Adesso però dobbiamo sbrigarci: la corrente non fa che aumentare".
Mentre Lewin finiva di conservare i vestiti negli zaini, Alina si spostò più a monte, fin sopra uno sperone di roccia che si incuneava nel fiume, e che terminava con una specie di sporgenza alta una decina di braccia sulle acque tumultuose.
Lewin osservò la donna nuda, sferzata dalla pioggia, prendere la rincorsa e lanciarsi nel vuoto, con le braccia stese davanti alla testa.
Alina volò nell'aria con il corpo teso e si immerse in profondità nella corrente del fiume, rimanendo nella stessa posizione affusolata e sfruttando così lo slancio iniziale per percorrere numerose altre braccia in direzione dell'altra sponda.
Lewin attese, e attese, e attese.
Poi cominciò a preoccuparsi seriamente, non vedendo Alina riaffiorare.
Stava per tuffarsi a sua volta, allarmato, quando la vide riemergere più di due minuti dopo il tuffo, quasi al centro del fiume. Capì che la donna aveva nuotato fino a quel momento sott'acqua, dove forse i mulinelli della corrente l'avevano ostacolata in minor misura.
Adesso Alina nuotava con vigorose bracciate, sballottata da tutte le parti, sommersa dalle onde tumultuose ma poi di nuovo con la testa fuori dall'acqua, procedendo speditamente in diagonale verso l'altra sponda.
In una manciata di minuti, Alina terminò la traversata esattamente davanti a Lewin, in attesa dall'altra parte.
Il Mago imbracciò la balestra e puntò l'arma. Alina era in piedi sull'argine settentrionale del fiume, pronta a recuperare la freccia e la corda. Dietro di lei il tronco di una grossa betulla costituiva un ottimo bersaglio, e Lewin si concentrò quel tanto che bastava per il tiro.
Con le sue capacità, poteva amplificare la sua vista molto oltre le umane capacità, ed il Mago lo fece, non per puntare sulla betulla, ma per ammirare un'altra volta le bellezze della compagna, ormai bagnata fino all'osso, sporca di fango e con la treccia aggrovigliata.
Dopo un lungo istante scagliò la freccia, calcolando di farla passare ad un passo dalla donna, verso la betulla.
Alina però si mosse come un serpente, ed in qualche modo riuscì ad afferrarla al volo mentre le passava accanto.
Con movimenti rapidi e precisi, slegò la corda e la assicurò all'albero.
Quindi fu Lewin a spogliarsi, ed il Mago conservò infine anche i suoi vestiti negli zaini che, fissati alla corda, furono poi gettati nel fiume.
Tirando energicamente, Alina li recuperò e li spinse sulla riva, portandoli poi, completamente fradici, al sicuro sotto gli alberi.
Lewin seguì la stessa via di Alina: prese la rincorsa e si lanciò dallo sperone di roccia, rabbrividendo nell'acqua fredda e nuotando sotto la superficie finchè poteva.
Poi riemerse per prendere aria e cominciò a lottare contro la corrente. Dopo molti sforzi, e rifiutandosi ostinatamente di usare alcuna magia, prese infine anche lui terra, molto più a valle di quanto aveva fatto Alina: evidentemente, la donna nuotava meglio di lui.
Lewin la raggiunse, trovandola già intenta a stendere un telo tra i rami degli alberi per ripararsi dalla pioggia e a preparare un bivacco per asciugare zaini e vestiti.
Mentre Lewin, con un incantesimo, accendeva un fuoco sui pochi rami accatastati, Alina, sempre nuda e bagnata, si voltò.
Il suo sguardo scivolò sul corpo di Lewin, verso il basso:
"Devo dire, Mago, che neanche un'acqua così gelida riesce a spegnere la tua potenza".
Lewin abbassò anch'egli lo sguardo, e capì a quale potenza Alina si stesse riferendo.
" Insomma, Alina, ora basta! Sto cercando di far finta di niente! Cosa vuoi che ti chieda scusa ? " - sbottò infine il Mago.
Alina chiuse gli occhi: "Non credevo che avessi voglia di far finta di niente non credevo che apprezzare Alina Therin sia una cosa di cui ci si debba persino scusare mi stai umiliando Lewin" - disse con un filo di voce.
Lewin era stupefatto: ma che razza di conversazione era mai quella ?
Forse l'aveva offesa, ma senza volerlo.
Ma che cosa avrebbe dovuto dire ?
Poi, guardando con attenzione, vide che Alina, ancora con gli occhi bassi, stava in realtà disperatamente cercando di trattenere le risate.
" Tu figlia di un cane mi stai solo prendendo in giro!!! , maledetta bastarda !!! " - esplose Lewin, ma non potè fare a meno di unirsi alla risata.
Entrambi stanchi, sporchi, infreddoliti, nudi e sferzati dalla pioggia, non riuscivano a smettere di ridere.
Alina stava ora quasi per cadere all'indietro dalle risate, con le grandi mammelle che sobbalzavano su e giù ad ogni nuovo scoppio di risa.
Alla fine riuscirono a calmarsi.
"Te lo devo proprio confessare, Lewin, ci sei cascato come un pollo: sei tanto ridicolo quanto sei bello, ma io non perdo il controllo di fronte alla bellezza, anche se notevole come la tua "- e lo sguardo di Alina scivolò nuovamente sul corpo del Mago, scorrendolo lentamente.
Lewin, non preoccupandosi più di nascondere la sua eccitazione fisica, replicò: "Sei un'attrice consumata, Alina. I miei complimenti. Non avresti potuto recitare meglio la parte della donna forte all'esterno ma fragile all'interno, offesa dalla presunta mancanza di sensibilità dei maschi.
Solo che " - e Lewin riprese a ridere - "tu sei forte dentro e fuori, e hai la sensibilità di un boia ubriaco".
"Ora che ci siamo detti tutte queste gentilezze, Mago, ti comunico che, non avendo tutti i tuoi poteri magici, non posso rimanere nuda sotto le tempeste dei Monti Imani ancora per molto senza congelare. Siccome non mi piace fare l'amore stretta in sacco a pelo, e dopo tutte queste settimane non posso aspettare un altro minuto, adesso basta con le parole ".
Alina quindi gli si avvicinò, premendo forte i seni bagnati sul suo petto e strofinando i fianchi contro i suoi. Poi inaspettatamente lo sgambettò, mandandolo a rotolare sull'erba intrisa di pioggia.
Lewin non si mosse e la lasciò fare, ritrovandosela subito sopra di lui.
Tutto quello che riuscì a dire prima di dimenticare completamente, e per la prima volta, i Druidi e le Spade e i Demoni e l'Universo, fu:
"Tra noi due sarà sempre una lotta per decidere chi sta sopra ".
Cominciando ad ansimare, Alina gli rispose: "I Paladini stanno sempre sopra i Maghi, ricorda, e specialmente sopra i Druidi ".* * *
Il giorno dopo Alina si svegliò per prima, esausta ma serena.
Inaspettatamente le piogge erano finite, lasciando il cielo con ampi spazi d'azzurro. Alina uscì dal sacco a pelo, evitando di svegliare Lewin che la teneva abbracciata, e si rivestì, indossando infine l'armatura. Impacchettò quindi le poche cose che aveva, e preparò un tè.
Sorseggiando l'infuso bollente, fissò lo sguardo sul viso e sul corpo del Mago addormentato, in bella vista sul sacco a pelo lasciato completamente aperto. Sul corpo di Lewin c'erano diversi graffi, ricordo della notte di passione, ma sarebbero guariti presto, come quelli di Alina.
Si sentiva bene, pronta persino a morire.
Doveva stare attenta, però. Non doveva perdere la concentrazione, non si doveva ammorbidire troppo. Doveva sgombrare la sua mente, per quanto le costasse, dai suoi sentimenti per Lewin.
Ci sarebbero state altre occasioni, più adatte, in altri momenti e in altri luoghi. Adesso doveva solo pensare a proteggerlo, a mantenerlo in vita: non c'era più spazio per tenerezze, o per passioni. Almeno per il momento.
La donna si alzò, si avvicinò al sacco a pelo e svegliò il Mago con un potente calcio all'altezza dei reni.
"Muovi le chiappe, o potente Padrone del mondo della Magia!! Il sole è già alto, e potrebbe essere l'ultima alba della tua miserabile vita ".
Lewin emise un lamento strozzato, aprì gli occhi stupito, e la fissò quindi infuriato.
Tenendosi le mani sul fianco colpito dal calcio, Lewin si mise a sedere, scosse la testa, ed infine reagì.
Alina, grazie ai poteri sviluppati come Paladino, sentì l'attacco montare e scatenarlesi contro, ma non potè fare altro che prepararsi al colpo.
Lewin la colpì con il suo potere magico, sbalzandola all'indietro di parecchi passi e mandandola a sbattere con un rumore sordo contro il tronco di un albero. Poi la tenne lì inchiodata, con le gambe divaricate e le braccia aperte, incapace di muoversi, parlare o semplicemente di accennare un movimento della testa.
Alina sentì quindi una pressione sul petto, che le impedì quasi di respirare.
Per diversi lunghi minuti, Lewin fece finta di ignorarla, lasciandola boccheggiante contro il tronco della betulla, mentre si rivestiva e sistemava le sue cose. Infine il Mago si versò una tazza di infuso.
"Brava, hai anche preparato il tè " - ironizzò, prendendosela con calma.
Infine le concesse di respirare liberamente, avvicinandosi a lei ma tenendola sempre bloccata contro il tronco.
Alina tirò alcuni lunghi respiri, per riprendere fiato, poi disse: "Prima o poi dovremmo sfidarci in qualche tipo di combattimento, senza però barare con trucchi magici come questo, giusto per vedere chi è il più forte".
"Prima o poi ma non adesso " - rispose Lewin - " Mi sono già stancato abbastanza per domarti, stanotte ".
Alina lottò con tutte le sue forze per tenere la bocca chiusa, ricordandosi della loro difficile situazione, ma i suoi occhi non riuscivano a togliersi da quelli dell'uomo, e le parole sembrarono uscire da sole dalla sua bocca: " ti amo Lewin ".
Il Mago le sorrise: "E' pericoloso, essere amati da te. Mi hai quasi rotto una costola, con quel calcio. Ricordati che hai gli stivali ricoperti di piastre d'acciaio, la prossima volta. Guarda, si sta già gonfiando per non parlare di tutti i graffi e i morsi di stanotte ".
"Non mi sembrava che ti dispiacessero e anch'io ho la mia parte di lividi e di dolori ".
Di colpo Lewin la lasciò andare, liberandola completamente dall'effetto dei suoi poteri. Alina si massaggiò i polsi, poi, veloce, lo abbracciò e lo baciò.
Altrettanto rapidamente lo lasciò: "Ed ora basta fino a quando tutto non sarà finito. Non possiamo permetterci di perdere la concentrazione.
Ogni distrazione potrebbe essere fatale. Voglio solo dirti che è stato bello, che sei un uomo fuori dal comune, e che darei la vita per te" - detto questo, si voltò immediatamente, raccolse la scure e lo zaino e si incamminò verso nord, lasciando Lewin a bocca aperta.
Il Mago avrebbe voluto dirle che anche lei era una donna fuori dal comune, che l'amava e che avrebbe dato la vita per lei, ma si accorse che non poteva.
Non poteva perchè aveva un Destino da seguire, un Destino più grande di lui, e perché legarla ancor di più a lui avrebbe significato esporla a rischi più grandi di quelli che la donna già stava correndo.
Lewin raccolse anche lui il suo zaino e si incamminò dietro Alina, cercando le parole adatte per parlarle, ma improvvisamente fu colpito dalla forza e dall'urgenza del messaggio mentale del Lupo, e capì che la cosa migliore sarebbe stata quella di non dire nulla: forse, gli stava comunicando il Lupo, entro il tramonto sarebbero arrivati dal loro Nemico.* * *
In realtà fu necessario un po' più di tempo, ma comunque il giorno successivo, poco dopo mezzogiorno, mentre attraversavano un fitto bosco che si arrampicava verso la cima di una montagna dal profilo allungato, Lewin si bloccò improvvisamente.
"Che c'è, Lewin ?? ".
"L'ho vista l'ho vista con gli occhi del Lupo!! E' dietro questa montagna !!".
"Che cosa hai visto ? Cosa c'è dietro la montagna ? ".
"Una fortezza , è la sua casa, Alina, il rifugio del nostro nemico, ed è pieno di Demoni ".
" avevo proprio bisogno di una buona notizia".
" In un paio d'ore saremo dall'altra parte, in vista della fortezza" - il Mago si avviò, deciso, tra gli alberi.* * *
Era una costruzione antica, ancora solida ma piuttosto malmessa. Era evidente che i suoi occupanti non si preoccupavano molto dell'estetica.
"Non sarà bella, ma le mura ed i cancelli sono solidi" - disse Alina - "meno male che non c'è un fossato di protezione. Sembra quasi disabitata, a meno di un po' di fumo da qualche camino. Dovremo aspettare la notte, e cercare di scalare le mura di nascosto, sfruttando l'oscurità".
"Sarebbe inutile sanno già che siamo qui " - replicò Lewin enigmatico.
"Cosa vuol dire: sanno già che siamo qui ? " - si voltò la donna.
Quasi in riposta alle sue parole, da dietro le mura si levarono in volo un nugolo di sagome, scure ed alate, imponenti nonostante la distanza. Alcune rimasero in volo, altre si posarono in cima alle torri ed ai merli delle mura, artigliandoli con le zampe posteriori.
"Ombre Alate, Lewin !!?! Come quelle di Esperia saranno decine e decine !! ".
Lewin non replicò.
"E adesso che facciamo ? Qual è il nostro piano ? ".
Il Mago finalmente parlò: "Hai assolto la tua missione, Alina. Il Re ti ha mandato qui per vedere e riferirgli. Ora assisterai al combattimento, nascosta tra gli alberi, e poi ritornerai indietro e riferirai l'esito al tuo Re. Devi starne fuori, Alina".
"Ma che diavolo vai dicendo, Mago !! Io sono qui per combattere, e all'inferno gli ordini del Re. E poi sono convinta che tu abbia un'innata capacità di cacciarti nei guai, e serve qualcuno per tirarti fuori".
"Non sto scherzando, Alina. Posso obbligarti".
"Non puoi sprecare i tuoi poteri per controllare me, Lewin. E neanch'io sto scherzando: saranno più di cinquanta Demoni, per non parlare del Druido. Ti serve qualcuno per guardarti le spalle, anche se quel qualcuno è la donna che ami".
Il Mago la guardò: "E' vero che ti amo, purtroppo".
"Allora facciamo quello che dobbiamo fare, ed in fretta. Qual è il nostro piano ?".
"Noi attaccheremo la fortezza: il Druido è lì dentro".
"Sì, ma come ? ".
" Con la forza. Sfonderemo le mura ed uccideremo chiunque ci tagli la strada".
Alina fissò il volto di Lewin e si accorse che non stava scherzando.
"Noi cosa ?".
Il Mago sorrise: "Finora non hai visto nulla, Alina" - e si incamminò sul pendio erboso che portava alla fortezza, abbandonando il riparo degli alberi.
Alina lo seguì, scuotendo la testa. Per un attimo, pensò che forse sarebbe stato meglio seguire il consiglio del Mago. Forse aveva trovato una battaglia più grande di lei.* * *
La scena era quanto mai irreale: una coppia solitaria, comprendente una figura ammantata di nero ed un'altra in armatura scintillante, si recava con passo deciso all'assalto di un'intera fortezza difesa da un'orda di Demoni.
Quasi a sottolineare la temerarietà dell'impresa, i Demoni proruppero in un'impressionante ruggito collettivo, che risuonò alto per miglia e miglia.
Lewin si arrestò, ad un paio di centinaia di passi dalla fortezza.
Levò all'indietro il cappuccio del mantello, sollevò in alto il bastone, e con esso percosse la terra ai suoi piedi.
Un lampo ed un tuono si susseguirono quasi istantaneamente, nonostante il cielo fosse di un blu intenso, completamente privo di nubi.
Il ruggito dei Demoni si arrestò improvvisamente, alla vista della Spada di Luce Oscura comparsa nelle mani del Mago.
Questi la sollevò alta sopra la testa, impugnandola a due mani. La lama piatta sembrò pulsare di energia, sempre più rapidamente, finchè sembrò quasi che stesse per esplodere. A quel punto il Mago la abbassò violentemente, puntandola contro la fortezza.
Un istante dopo, una sfera di energia allo stato puro eruppe dalla misteriosa arma, ingigantendosi nell'aria ed abbattendosi sulle mura della fortezza: l'esplosione che ne seguì quasi scaraventò Alina per terra, accecandola, e quando il guerriero recuperò l'uso della vista, si accorse che un buon tratto delle mura si era polverizzato in un ampio varco di rovine fumanti, tra le quali grossi blocchi di pietra più nera delle altre rappresentavano ciò che restava di numerosi Demoni.
Alina sentì però che Lewin aveva speso molta della sua energia nel colpo, e non sarebbe stato in grado lanciarne un altro prima di molto tempo.
A complicare la situazione, Gli altri Demoni si levarono tutti in volo, ruggendo e scagliandosi in picchiata verso di loro.
Ecco: il momento era arrivato. Alina abbassò la visiera dell'elmo da Paladino e strinse la presa sulla scure da battaglia: l'Immortale era tornato, forse per il suo ultimo combattimento.
Il frastuono, però, sembrava provenire non solo dalla fortezza, ma anche dalle spalle del guerriero: l'Immortale si voltò, sorpreso, e rimase ancor più stupefatto dalla scena che si presentò ai suoi occhi.
Una marea, un vero e proprio mare di schiene nere e grigie stava uscendo dal bosco e si stava riversando nel pendio, verso la fortezza.
Centinaia e centinaia, forse migliaia di lupi, grandi lupi delle montagne, pesanti oltre un quintale, si stava lanciando in combattimento dalla loro parte.
Tra di loro, l'Immortale scorse anche alcuni Demoni-Lupo, riconoscibili per le dimensioni ancor più gigantesche e per i sinistri occhi fiammeggianti. A capo di tutta la schiera, ovviamente, l'enorme Lupo di Lewin, che sembrava volare sull'erba ad una velocità superiore a quella di un falcone da caccia in picchiata.
L'Immortale si volse di nuovo verso la fortezza. le Ombre Alate erano quasi su di loro: li avrebbero aggrediti pochi istanti prima dell'arrivo dei Lupi.
Bene, bene, Bene!!!!
La scarica interiore la stava elettrizzando. La sua mente era in trance, il suo corpo era diventato d'acciaio come l'armatura, la sua scure era un prolungamento delle sue braccia, non avrebbe sentito né dolore, ne ferite, niente fino al momento della morte. Stava resistendo agli attacchi mentali dei Demoni Superiori ed aveva ormai sete di sangue, come un'enorme belva, sete di sangue di Demone.
Il Mago e l'Immortale colpirono i primi due Demoni quasi contemporaneamente, ognuno con la propria arma.
Il guerriero conficcò la sua lama in pieno petto ad un grosso Demone che venne sbalzato sull'erba, ferito gravemente, mentre il Mago ne tagliò un altro letteralmente in due. Poi il combattimento divenne una serie istantanea di scontri confusi, in cui Mago ed Immortale, schiena contro schiena, paravano e schivavano artigli e fauci, colpendo ogni volta che si presentava l'occasione.
I Demoni erano in realtà ostacolati dal loro stesso numero, che gli impediva libertà di movimento nella loro frenesia omicida. L'Immortale si rese conto che la Spada Nera, guizzante come un serpente, stava letteralmente facendo strage tra le creature, e che il Mago stava proteggendo anche il Guerriero dagli attacchi psichici dei Demoni.
La scure, senza alcun potere magico, faticava a penetrare la dura pelle demoniaca, ma l'Immortale stava riuscendo con successo a proteggere il punto cieco alle spalle del Mago.
Ad un certo punto, però, in un attacco combinato da parte di tre creature, un artiglio si fece largo nella guardia e colpì al fianco, squarciando l'armatura e raggiungendo la carne. La scure colpì la zampa, riuscendo quasi a tranciarla, ma l'Immortale si trovò scoperto e vulnerabile agli altri attacchi. Ma soprattutto era scoperta la schiena del Mago, ed un Demone si scagliò verso di essa con gli artigli protesi.
Tutto ciò che Alina vide fu un'ombra, un'ombra talmente grande da occupare il suo intero campo visivo, e che un attimo dopo era sparita con la stessa velocità con cui era comparsa.
Sbattendo le palpebre, l'Immortale si accorse che si era trattato del Lupo, piombato con la velocità di un falco alla gola della creatura che minacciava il Mago. Adesso il Lupo si era voltato e stava ritornando all'attacco di altri Demoni, con ancora tra le fauci la testa di quello che aveva attaccato, staccata dal resto del corpo.
Da quel momento in poi il combattimento si fece ancora più confuso, con Ombre Alate, Demoni-Lupo e lupi delle montagne che si sbranavano in un mare di sangue. L'Immortale riuscì con grande fatica a mantenere la posizione alle spalle del Mago che, instancabile tra un largo fendente e l'altro, riusciva passo dopo passo ad avvicinarsi al varco aperto nelle mura.
I lupi delle montagne, creature possenti ma non sovrannaturali, stavano pagando un prezzo di sangue elevato. Pochi minuti dopo il loro generoso assalto, centinaia di essi giacevano squarciati, sventrati, ridotti a pezzi dalle ben più potenti Ombre Alate, inondando l'erba con il loro sangue e rendendola un pantano scivoloso. Con il loro sacrificio, però, ottennero il grosso risultato di attirare su di loro buona parte dei nemici, trascinati dalla loro stessa frenesia di sangue, consentendo al Mago, all'Immortale e ai pochi Demoni-Lupo presenti, di erodere pian piano il numero delle Ombre Alate, finchè non ne rimasero meno di una decina.
Le Ombre ricevettero a quel punto il comando di ritirarsi, ma la loro frenesia assassina era tale che neanche le Gemme del Potere, incastonate sulla gola, riuscirono a far abbandonare loro il terreno dello scontro.
Anche gli ultimi superstiti quindi continuarono a gettarsi all'assalto, concentrandosi questa volta sui Demoni-Lupo e sul Mago.
Dopo diversi lunghissimi minuti, la fauci del Lupo si chiusero infine sul capo dell'ultima Ombra Alata ancora in vita: L'Immortale si guardò intorno. La vittoria era loro, almeno per il momento.
I lupi delle montagne erano quasi tutti morti, ed anche la maggior parte dei pochi Demoni-Lupo. Al fianco del Mago e della sua grande bestia, solo altri due Demoni erano sopravvissuti, coperti dalle ferite riportate.
Anche l'Immortale era ferito, ed in più punti, ma la sua mente riusciva per il momento a respingere il dolore ed il suo corpo si muoveva ancora quasi con la stessa velocità e potenza di prima: Fendor e Ravendel sarebbero stati orgogliosi di lui. La scure, forgiata con il migliore acciaio del Regno, era scheggiata e rotta in più punti, ma incuteva ancora timore.
Il Mago ed il Guerriero si guardarono, esaminandosi a vicenda, dopo di che entrarono all'interno della fortezza, passando tra le rovine delle mura.
Nel passato, la fortezza era stata la residenza di un Duca, e conservava un'ampia sala centrale dove si tenevano le riunioni.
Quando i due la raggiunsero, attraversando il cortile deserto, notarono che era avvolta nell'ombra.
Lewin vi si affacciò con cautela, e ciò fu appena sufficiente: un lampo luminoso saettò nella penombra, andando a colpire il Mago. Questi però riuscì con un guizzo della Spada Nera ad intercettarlo, deviandolo verso l'alto soffitto, dove esplose mandando in frantumi parte della volta.
Il Mago fu però sbalzato a terra, e perse la Spada.
Una figura indistinta, nell'altra estremità della sala, impugnava un'arma identica: un secondo lampo partì dalla Spada, verso Lewin, ormai disarmato, che si rialzava.
Alina, alle sue spalle, urlò tentando di spingerlo da parte, ma il raggio era troppo veloce. Solo un'ombra scura riuscì a frapporsi davanti al corpo del Mago, ricevendo in pieno il colpo a lui destinato.
Il Lupo emise un disperato lamento, quando l'orribile ferita apertasi nel suo ventre cominciò a riversare grandi quantità di sangue scuro sul pavimento lastricato della sala. La Belva barcollò sulle zampe possenti ed infine si accasciò al suolo, immobile. I grandi occhi rossi e luminosi si spensero gradualmente, ed infine si chiusero.
Anche Lewin urlò di dolore, ma riuscì a recuperare la Spada Nera: ora non era più indifeso.
La figura in penombra si avvicinò, rivelando un uomo alto, dalla barba scura e dagli occhi penetranti, che indossava un mantello grigio. La sua Spada, impugnata con due mani, era puntata verso terra: anche l'altro Druido non aveva più energia per un nuovo attacco diretto.
"Salute a te, Lewin Talamor. Il mio nome è Dragnur, e devo dire che il mio vecchio amico Dinak ha fatto un ottimo lavoro, addestrandoti. Dovevo aspettarmelo, dal mio caro nemico. E complimenti per l'attacco: la forza dei Demoni Inferiori purtroppo, è facile da sottovalutare, così come il loro potere sulle specie animali. Hai mandato in fumo il lavoro di mesi, Talamor, e forse compromesso i miei progetti.
Hai sterminato tutte le mie creature, Talamor. Complimenti, dovrai morire per questo".
"Non sprechiamo il fiato, Dragnur o come diavolo ti chiami, chiudiamo questa faccenda" - replicò Lewin a denti stretti, facendosi sotto con la Spada in pugno.
I due si fronteggiarono esattamente al centro della sala, ed il duello fu brevissimo. Come ogni scontro tra Druidi armati di Spada Nera, il combattimento sarebbe stato risolto in realtà dalla potenza delle Spade.
I due Druidi le levarono indietro, ormai quasi fiammeggianti, e tirarono entrambi un largo fendente, lama contro lama, taglio contro taglio.
Il lampo che seguì accecò Alina: le sembrò di vedere in mezzo alle fiamme, con gli occhi o con la mente, due donne una di fronte all'altra, nude, le cui braccia si colpivano vicendevolmente. Il braccio di una tagliò quindi quello dell'altra, e con un colpo successivo la stessa donna decapitò l'avversaria. Quella donna, la vincitrice, aveva la pelle scura.
La visione scomparve, e Alina si accorse che la Spada del Druido chiamato Dragnur era esplosa contemporaneamente ad un agghiacciante ed acutissimo grido. Quella di Lewin risplendeva ancora forte tra le sue mani.
Lewin esitò, scosso da un'esperienza per lui nuova. Il suo avversario invece, più esperto, reagì alla sconfitta lanciandosi verso la parete.
Lewin infine si mosse al suo inseguimento, ma quando Dragnur toccò la parete, una porta segreta si aprì e Dragnur scivolò all'interno urlando: "Muori, Talamor!!!".
La porta si richiuse e risuonò un rumore sinistro, provocato dal crollo dell'intera parte interna della volta della sala. I grossi blocchi di pietra viva, pesanti ognuno diverse tonnellate, crollarono senza preavviso assieme anche a parte della volta dell'unico piano superiore, costituente la sommità del torrione centrale della fortezza.
Davanti agli occhi sbarrati di Alina, Lewin scomparve in un turbine di massi, pietre, polvere e calcinacci: la trappola di Dragnur, concepita come ultima risorsa in caso di sconfitta, era scattata perfettamente. Neanche un Druido nel pieno della sua potenza avrebbe potuto resistere alla pressione di un intero edificio crollato sulla sua testa.
Per un lungo istante Alina rimase immobile, inebetita, poi, quando la polvere cominciò a depositarsi, lasciò la scure e si lanciò tossendo verso i massi.
Cominciò a scavare con le mani guantate, spostando sassi e pietre, alcune gigantesche, con una forza che le veniva solo dalla disperazione.
"Resisti Lewin, Resisti!!! Per tutti gli Dei, non ci provare neanche a morire, perché te ne farò pentire amaramente dovessi venire a cercarti fino all'inferno!!! Lewin, ti prego, non mollare non morire NON MORIREE!!!".
Mai, in tutta la sua vita, aveva tenuto tanto a qualcuno, neanche ai suoi genitori.
Con distacco si accorse di aver perso un guanto d'acciaio, e che la mano le sanguinava copiosamente, ma continuò a scavare, a scavare e a rimuovere pietre.
Infine si arrestò davanti ad alcuni macigni immensi, pesanti diverse tonnellate, non senza aver cercato di spostarli a forza di spalle.
Allora urlò, impotente, urlò e pianse.
Poi sentì, dietro di sé, i due Demoni-Lupo superstiti farsi sotto, puntare le possenti spalle alla pietra e spingere, spingere con la forza di un'intera mandria di buoi.
I massi si opposero, ma infine cedettero alla pressione dei Lupi, ed Alina si lanciò subito nel varco, a costo di rimanere schiacciata nel caso si fosse richiuso.
I massi però ricaddero all'esterno, e lei potè cercare più agevolmente.
Non c'era, era ancora più sotto, bisognava scavare di più poi infine lo vide, o meglio vide la punta della Spada sbucare da sotto una roccia. Con l'aiuto dei Lupi riuscì in qualche modo a liberarlo, ma il Mago non dava segni di vita.
Alina lo sollevò con entrambe le braccia e lo trasportò all'aperto, poggiandolo poi delicatamente sull'erba.
Non respirava. Per tutti gli Dei, non respirava !!!
Non era possibile, lui era Lewin, non poteva morire, non senza il permesso di Alina.
Infine la sua mente non resse più: il suo ferreo autocontrollo non resistette più al dolore, fisico e mentale, alle ferite, alla perdita di sangue, e la donna barcollò, sul punto di svenire.
Poi, vide ciò che non le sembrò possibile.
Il Lupo, il Lupo di Lewin, si stava avvicinando.
Trascinandosi sulle zampe anteriori , la grande belva stava uscendo dalla sala, facendo strisciare il suo enorme corpo e lasciandosi dietro una lunga scia di sangue, se di sangue si poteva parlare.
Gli occhi però erano aperti, e rossi di fuoco, nonostante avesse ricevuto in pieno, poco prima, una sfera di energia dalla Spada Nera di Dragnur.
Il Lupo si avvicinò a Lewin, arrancando, ed Alina sentì potente un flusso mentale fluire dalla mente del Demone a quella del Mago.
Dopo molti minuti, il Lupo riuscì ad alzarsi anche sulle zampe posteriori e, sebbene continuasse a sanguinare abbondantemente dal ventre squarciato, riuscì a dirigersi verso le rovine delle mura e a sparire dalla vista.
Uno degli altri due Lupi rimase, mentre l'altro lo seguì. Ma Alina non poteva notarlo: la sua attenzione era fissa sul Mago, perché sembrava che avesse ripreso a respirare.
Sì. Ora Lewin respirava
Per tutti gli Dei, Lewin era ritornato alla vita!!!
Per oltre un'ora Alina cullò la testa del Mago nel suo grembo, cercando nel contempo di curare e fasciare alla meglio le ferite di entrambi.
Poi, accadde ciò che non aveva neanche osato sperare. Con esasperante lentezza, il Mago aprì gli occhi, e la fissò.
Alina si rese conto di avere un aspetto peggiore di quello di un Demone, ma il sorriso che le salì alle labbra, tra le lacrime, era quanto di più tenero e radioso si potesse immaginare.
Lewin la guardò stupito, cercando di alzare la testa dal grembo di Alina, ma ripiombando subito steso, in preda a dolori lancinanti.
Ben presto però mise all'opera i suoi poteri magici per curare il corpo e la mente, e recuperare energie.
"Come sono finito qui fuori e dov'è Dragnur ? ".
"Sei rimasto sepolto in una trappola del Druido. Dopo il duello, è scappato e ha fatto crollare la volta ".
"Ora comincio a ricordare, quando i massi stavano cadendo, mi sono lanciato nel poco spazio tra due macigni, per proteggermi dalle altre rocce, ma non sono stato abbastanza veloce. La Spada mi ha protetto in parte altrimenti sarebbe rimasto ben poco di me ".
"Non ha più importanza, ora. Cerca di riprenderti è tutto finito, almeno per adesso".
"Sì è tutto finito almeno per ora".* * *