Capitolo XIII - Il maestro
Dopo un po' di tempo, Lewin fu finalmente in grado di alzarsi. Alina, sempre al suo fianco, lo sorvegliava con occhio vigile. Il Mago si voltò e la guardò: era una visione impressionante.
Il Guerriero aveva perso l'elmo, e la treccia era impastata in un grande grumo di sangue proveniente da un taglio alla testa. L'armatura era tutta ammaccata e rotta in più punti, coperti di sangue rappreso e per lo più bendati alla meglio con pochi panni sporchi. La mano sinistra dell'Immortale era fasciata con una striscia di tessuto completamente rosso di sangue fresco, e gocciolava ancora. Anche il viso era coperto di tagli e lividi, le labbra spaccate ed un occhio gonfio in maniera preoccupante.
Lewin attivò i suoi poteri, e si rese conto dello sforzo immenso della mente della donna per escludere le sensazioni di dolore e di sofferenza, per costringere ogni singola fibra del suo corpo a continuare ad obbedire agli ordini del cervello, e lo sforzo del cervello stesso per mantenersi cosciente.
Un uomo normale, in quelle condizioni, sarebbe già morto da tempo. Alina, invece, riuscì addirittura a trovare il modo di manifestare tutta la sua preoccupazione per ciò che era successo al suo compagno.
"Eri morto, Lewin, sotto le macerie poi i Lupi mi hanno aiutato a tirarti fuori. Ma non respiravi: non respiravi affatto, ed il tuo cuore si era fermato. E' stato il Demone a risvegliarti a riportarti alla vita a riportarti da me ".
"E' così. Il mio corpo era morto, e la mia mente si stava spegnendo. E' stato il Lupo a ristabilire il legame tra mente e corpo: la mente ha avuto di nuovo un cervello in cui abitare, ed il cervello ha ripreso il controllo sul corpo".
"Non capisco, Lewin ".
"Non ha importanza , ci sarà tempo per le spiegazioni".
"Il Lupo era ferito gravemente. Dopo averti risvegliato, è sparito".
"Lo so, e la cosa mi preoccupa moltissimo. Non so come abbia fatto a sostenere il colpo di una Spada Nera, quello diretto a me: secondo quanto mi hanno insegnato, dovrebbe essere impossibile. Però non sento più il contatto con lui ".
"Cosa potrebbe significare ? Che forse ".
" Sì. Che forse è andato a morire da qualche parte, da solo, come è costume tra quelli della sua razza dopo essersi sacrificato per me " - sospirò il Mago.
" e Dragnur è sparito. Siamo di nuovo al punto di partenza, Lewin"- Alina era ormai davvero esausta, ed abbattuta.
"No, Alina, no davvero. Dragnur non ha più una Spada Nera, e non ha più Demoni sotto il suo controllo".
"Ma chissà dove sarà ora. Sbucherà da qualche tunnel sotterraneo a molte miglia da qui, e scapperà veloce come il vento per poi riprovarci ancora".
"Possiamo inseguirlo, Alina, più facilmente di quanto tu creda".
" E come ? ".
Lewin si volto verso l'unico Demone- Lupo rimasto, che li osservava silenzioso e sdraiato ad alcuni passi di distanza.
"Credo che questo sia l'ultimo dono del mio vecchio compagno e sento che questo Lupo ha percepito in maniera chiara la mente di Dragnur"- Lewin si concentrò sul Demone - " ..Sì sento che ora conosce la mente del Druido, e quindi sa anche come inseguirne le tracce e ritrovarlo. Quando ci muoveremo, ci porterà da lui, fosse anche all'inferno".
"Lewin, mi dispiace terribilmente ma vedi io non mi sento esattamente ".
"Ma certo, Alina, non ci muoveremo prima di domani anzi scusami, avrei già dovuto fare qualcosa per le tue ferite".
"Puoi lasciarmi qui e andare all'inseguimento di Dragnur non ti preoccupare per me, me la caverò, non è la prima volta che resto ferita".
"Non c'è più pericolo che Dragnur mi scappi, e poi non mi sento sicuro senza di te: queste sono terre pericolose, ed ho paura a girare da solo".
"Va' all'inferno Lewin "- con queste parole, Alina perse conoscenza e si accasciò tra le braccia del Mago.* * *
I due compagni trascorsero la notte sdraiati tra le rovine della sala centrale della fortezza, senza neanche allestire un bivacco. Il giorno dopo, si sentivano entrambi molto meglio: Lewin aveva usato ampiamente i suoi poteri magici su di sé e su Alina, e la maggior parte dei tagli e delle contusioni era quasi sparita. L'occhio e la mano sinistra della donna stavano molto meglio, ed Alina non aveva più bisogno di mettere a tacere le sofferenze del suo stesso corpo. Trovò persino il tempo di ripulire e riparare alla meglio l'armatura, di cui aveva ritrovato l'elmo ed il guanto sinistro.
Nelle stalle della fortezza, i due riuscirono fortunosamente a rinvenire anche un paio di cavalli, ed infine si mossero a mattina inoltrata, preceduti dal nuovo Lupo.
Quando Lewin attraversò la piana antistante la fortezza, ancora coperta dai cadaveri dei lupi delle montagne, non potè fare a meno di provare un profondo dolore: per quanto fossero state creature feroci e selvagge, avevano risposto con entusiasmo alla sua chiamata ed avevano dato la vita per lui, con la fedeltà che soltanto un animale può offrire.
Alina comprese il suo stato d'animo: "Dragnur pagherà anche per questo, Lewin, puoi starne certo".
Il Mago si volse a guardarla: la donna aveva recuperato in maniera stupefacente, ed ora cavalcava diritta ed imponente nella sua armatura, con la scure di traverso sulla sella. I segni della battaglia non facevano altro che incutere ulteriore rispetto: una figura leggendaria, quella di Alina. Lewin si convinse una volta di più che nessun altro avrebbe potuto sopravvivere allo scontro in cui l'aveva trascinata.
"Devo la vita non solo al Lupo, Alina, ma anche a te. Mi hai saputo difendere in combattimento, e mi hai tirato fuori dalle rovine. Non sarei qui, senza di te".
"Ora non diventare patetico, Mago. Anche io ti devo la vita, e per più di un'occasione. Consideralo il pagamento di un debito".* * *
Il Lupo li stava portando verso est, parallelamente all'andamento generale delle catene montuose, attraversando ampie vallate boscose.
Poco prima del tramonto, avvistarono del fumo in lontananza. Non si trattava però del bivacco di Dragnur, come avevano inizialmente sperato, ma di un minuscolo avamposto di frontiera imperiale, una piccola torre di sorveglianza, con una sparuta guarnigione di sei soldati.
Alla vista di due sconosciuti che si avvicinavano armati a cavallo, tre di essi uscirono per affrontarli, mentre gli altri tre si disposero tra i merli della torre, armati di balestra.
I due compagni di viaggio, però, non furono neanche costretti a combattere. L'apparizione del grande Demone-Lupo, alle loro spalle, gettò nel panico più totale i tre fanti imperiali, che montarono a cavallo e fuggirono a gambe levate. A quel punto anche i tre balestrieri, visto il comportamento dei loro compagni, lasciarono le loro armi ed abbandonarono la torre fuggendo.
I due si ritrovarono così padroni dell'avamposto, che scoprirono ben fornito di ogni genere di provviste. Alina scoprì persino, dall'altro lato della collina rispetto alla torre, un piccolo laghetto dall'acqua limpida e addirittura tiepida.
La posizione della torre era splendida: sorgeva sul leggero pendio di una collina dall'erba alta, che aveva da un lato un torrente di montagna e dall'altro un laghetto di acque termali, alimentate da una profonda falda di acqua calda che ne manteneva tiepida la temperatura anche in quei mesi autunnali.
Alina non ci pensò due volte: si tuffò nel laghetto con tutta l'armatura, sentendosi pressochè rinascere per la piacevolissima sensazione.
Presto Lewin la seguì, mentre la donna si svestiva lanciando corazza e indumenti sulla riva. Anche Lewin si spogliò.
"E se gli Imperiali tornassero ? Sarebbe imbarazzante" - commentò Alina.
"Il Lupo sta facendo buona guardia, non preoccuparti. E poi gli ha fatto una tal paura che credo non si fermeranno prima di Concordia!!" - rise il Mago.
"In realtà, li posso capire: affrontare dei Demoni farebbe gelare il sangue a chiunque. Finora mi è andata bene, ma credo che molte di queste ferite mi lasceranno dei segni permanenti "- concluse la donna, esaminandosi i vari tagli ormai in via di guarigione.
"Per fortuna i seni non sono stati toccati" - notò Lewin -" Ti è andata bene, in tutti questi anni come Paladina. In caso contrario, avresti perso molto del tuo fascino femminile".
"Mi è andata bene sul seno "- rispose Alina - "ma non da altre parti. Al buio l'altra sera non potevi vederla, ma guarda questa cicatrice".
La donna si voltò di spalle, mostrando i glutei. Su quello destro spiccava una macchia scurissima, dai bordi frastagliati ed in rilievo.
"L'avevo già vista, Alina, quando ti sei spogliata per attraversare il fiume: sembra una ferita da freccia".
"Infatti. Non ho potuto cavalcare né sedermi per una settimana. Pensa che alcuni miei soldati hanno persino osato ridere di me. Sono stata costretta a picchiarli. Non sta bene ridere di un Paladino".
"Beh, anche io ho la mia parte di cicatrici. Ora ti faccio vedere ".
"Le ho viste, le tue cicatrici. Che ne diresti invece di farmi vedere qualcosa di più interessante ? ".
" Per gli Dei, adesso cominci anche a leggermi nel pensiero " - Lewin accarezzò con la mano la cicatrice rotonda, e subito dopo l'intero gluteo.
"In quest'acqua tiepida sarà una meraviglia "- la voce di Alina si fece roca - "ma andiamoci piano. Non sono in condizioni per eccessi come quelli dell'altra sera. Dovrai essere gentile con me, questa volta".
"In quanto a gentilezza, sono un maestro" - e Lewin la prese tra le braccia.
Le braccia di Alina si chiusero a loro volta intorno al collo del Mago, e le lunghe gambe ne avvolsero i fianchi.* * *
Tre ore dopo, i due si trovavano all'interno della torre. Fuori il vento aveva iniziato a fischiare con crescente intensità, ed il cielo buio era solcato da nubi foriere di nuove piogge. L'ampio interno della torre era però ben riscaldato da un grande camino ed illuminato dai ceppi accesi e scoppiettanti.
Lewin era seduto su una sedia dall'alto schienale, a torso nudo e in pantaloni di cuoio, con i piedi appoggiati ad un rozzo tavolo di pino. Stava mangiando una grossa coscia di fagiano, ben abbrustolita, staccandone grandi morsi senza preoccuparsi del grasso che gli colava sul mento e sul petto.
Alina, su un'altra sedia, indossava solo la sua camicia di pregiata seta delle terre meridionali, aperta sui grandi seni, con le gambe stese e poggiate in grembo al Mago. I lunghi capelli biondo scuro, finalmente lavati, liberati dal sangue rappreso, dal fango e dai nodi, le scendevano sulla schiena lisci come una lunga cascata dai riflessi luminosi. La donna stava fumando la pipa, una nuova pipa intagliata da Lewin apposta per lei.
"Il tuo appetito mi ha sempre stupito, Lewin, sin da quando ti osservai al tavolo del Re in quel di Esperia. Saresti capace di divorare un bue intero".
"Sì, ma solo annaffiandolo con un barile di birra come questa" - e il Mago scolò in un sol sorso un intero boccale.
"Ascolta, sei davvero sicuro che lo prenderemo presto, quel maledetto Druido ? ".
"Come sono sicuro che domani il sole sorgerà, Alina. Me lo sento".
La donna scosse la testa: "Cominci a preoccuparmi, Mago. Me ne intendo di combattenti, e tu mostri tutti i sintomi di chi potrebbe fare una brutta fine. Stai diventando troppo sicuro di te, troppo convinto di aver già vinto. Ho visto troppi guerrieri morire con la stessa convinzione, ed ho paura per te".
Lewin si fece pensieroso, ma gli poi gli tornò il sorriso: "In effetti, potrebbe essere colpa tua. Non ricordo, ti confesso, un momento della mia vita in cui mi sia sentito così bene come ora".
Il Mago posò il pezzo di fagiano e il boccale di birra, e cominciò ad accarezzare le cosce di Alina poggiate su di lui.
"Mi stai sporcando tutta di grasso, Lewin" - rispose lei dopo un po', indicando la pelle ormai unta e scivolosa, ma continuando a lasciarsi accarezzare.
"In effetti, posso capire la tua preoccupazione per me, Alina, ma stai tranquilla: starò attento. Non sono arrivato a questo punto per lasciarmi sconfiggere all'ultimo istante".
Le sue mani si allungarono, e cominciarono ad accarezzare anche le mammelle di Alina.
"Ora mi stai macchiando la camicia. L'avevo appena lavata nel lago ".
"E' vero, scusami, conviene che ora io te la tolga ".
"Ma non ne hai mai abbastanza ? " - replicò Alina, lasciandolo però fare.
La camicia finì sul pavimento sporco.
"Ecco adesso dovrei fartela rilavare ! ".
"Ai tuoi ordini ! "- Lewin si fermò un attimo, si concentrò, e pochi instanti dopo la camicia volò su una delle brande addossate alla parete, già riportata ad un bianco splendente.
"Meraviglioso hai un futuro come lavandaio !!! ".
"Prima mi hai offerto un posto come cuoco, poi come lavandaio, insomma, non hai niente di meglio da offrire al più grande Mago delle Terre Conosciute ? ".
Nuda, Alina si stiracchiò come un gatta, stendendo le braccia sopra la testa e stirando le gambe: i suoi glutei scivolarono in avanti, esattamente nel grembo di Lewin.
Il Mago fece scivolare una mano sotto di lei: " Per questa cicatrice, forse i miei poteri potrebbero fare qualcosa "- suggerì.
Alina si voltò sulla pancia, appoggiò i gomiti sulla sedia e si inarcò, premendo pressochè con tutto il peso del corpo su quello del Mago e mettendo in mostra la cicatrice sul gluteo, e anche molto altro. Dopo pochi istanti, sentì sotto di sé la reazione fisica di Lewin.
"Se quello che vedi non è di tuo gusto, Mago, allora fa qualcosa. Altrimenti puoi lasciare tutto così com'è, ormai mi ci sono affezionata" - poi Alina si rifece un attimo seria - "Comunque non stavo scherzando, Lewin, stai attento a non commettere errori".
" In quanto a questo, te lo prometto. In quanto alla cicatrice, in effetti, sta bene così com'è. Così nessun altro uomo ti guarderà. Anzi, dovrei lasciarti qualche altro segno più brutto, da quelle parti, giusto per essere sicuro che nessuno abbia mai strani pensieri su di te".
"Adesso siamo diventati anche gelosi, Mago ? Perché invece non mi racconti qualche tuo strano pensiero su di me ".* * *
Una settimana dopo, Dragnur si trovava ormai a più di un centinaio di miglia dalla sua vecchia fortezza. La sua era stata una fuga continua, che lo aveva reso insopportabilmente nervoso e suscettibile. I due fedeli servitori, due guardie imperiali che lo seguivano come altrettante ombre, non osavano quasi rivolgergli la parola.
Dragnur era stato sconfitto, e soprattutto non aveva più la sua Spada. Tra i Druidi, i più potenti erano quelli appartenenti alla ristretta cerchia dei Druidi Guerrieri, i Druidi dalla Spada Nera. Ora lui non poteva più considerarsi tale.
In realtà non sapeva se fosse mai possibile venire in possesso di una seconda Spada. Secondo quanto gli era stato insegnato, non era mai successo. Aveva però bisogno di rivolgersi ad un Druido Veggente per esserne sicuro, e per ottenere indicazioni sul suo futuro. Solo che non vi erano Druidi Veggenti nelle Terre Conosciute: avrebbe dovuto intraprendere il lungo viaggio necessario per raggiungere le altre Terre, quelle ancora abitate dai Druidi.
Il viaggio però sarebbe stato lungo, difficile e pericoloso, da condurre senza Spada e privo della protezione di alcuno dei suoi Demoni Superiori.
Solo così, però, avrebbe potuto avere da un Druido Veggente indicazioni sul suo futuro, e soprattutto sapere se esisteva da qualche parte un Druido Custode con una Spada a lui destinata, che ne avrebbe fatto nuovamente un Guerriero.
Dragnur ripensò agli eventi degli ultimi tempi: con ogni probabilità, Talamor era morto sotto le macerie della fortezza. Neanche uno come lui avrebbe potuto resistere all'improvviso crollo, ma non sarebbe stato comunque prudente ritornare sulla scena per sincerarsene.
I Demoni-Lupo sopravvissuti sarebbero infatti stati assetati di vendetta, per non parlare di quello strano guerriero, l'Immortale. Forse sarebbe riuscito a sopraffarli tutti, forse no, meglio non rischiare.
Ma soprattutto non poteva escludere la possibilità che Talamor fosse sopravvissuto: in tal caso, un suo ritorno alla fortezza avrebbe potuto solo significare una morte sicura: non era più in grado di opporsi ad un avversario simile.
L'unica alternativa sensata era quindi fuggire, e fuggire dalle Terre Conosciute. Rifugiarsi dall'Imperatore sarebbe stato infatti un altro errore.
L'Imperatore non tollerava i perdenti, e non avrebbe perdonato un suo ritorno a mani vuote, la confessione che tutti i suoi Demoni erano stati distrutti e che lui era stato costretto a fuggire. Chissà come sarebbe stato contendo quel bastardo di Akula, se lo avesse saputo.
Comunque era ancora vivo, e ciò significava che il Destino aveva ancora qualcosa in serbo per lui. Se così non fosse stato, la sua linea nell'Universo si sarebbe già spenta miseramente nello scontro della fortezza.
Il pensiero gli diede un po' di conforto: in un modo o nell'altro, la scelta era fatta: via da quelle terre, verso quelle dei Druidi.
Restava solo da scegliere il modo: via terra, attraversando le tremende regioni a nord dei Monti Imani, infestate da selvaggi Demoni animali e continuamente sconvolte da cataclismi ed eruzioni vulcaniche, o via mare, verso nord attraverso l'Oceano, con le sue tempeste ed i suoi mostri marini.
Presto avrebbe dovuto decidere: dirigersi a nord verso le montagne, o ad est verso l'Oceano.
In quel momento stava attraversando al galoppo le terre del Ducato di Orguz, nel nord dell'Impero. Terre piuttosto inospitali, boscose, fredde e scarsamente abitate.
I due uomini di scorta stavano viaggiando al suo fianco, leggermente arretrati, con i pochi bagagli impacchettati in borse appese alla sella.
Dragnur sentì la sua mente disturbata da qualcosa.
Sorpreso, arrestò il cavallo sulla pista tra gli alberi, nella debole luce di un pomeriggio umido di nebbia.
Poi si voltò a destra, e la vide.
Un'Ombra Alata, un Demone Superiore, che lo scrutava seminascosto tra gli alberi.
Allora non erano tutti morti ! Allora qualcuno si era salvato dal massacro della fortezza !
Il Demone si fece avanti sulla pista. Le due guardie, invece, arretrarono nervose.
Dragnur spalancò gli occhi: sulla gola dell'Ombra Alata non vi era alcuna Gemma del Potere !
Quello non era uno dei Demoni da lui risvegliati, era una creatura libera, non sottoposta a nessun controllo.
Dragnur si chiese come ciò fosse possibile, da lungo tempo le Ombre Alate non calcavano più il suolo delle Terre Conosciute, prima del suo intervento.
Comunque, avrebbe cercato risposta a questo interrogativo in un secondo momento: adesso doveva assumere il controllo della creatura.
Non era facile, senza la Gemma, ma lui era pur sempre un Signore dei Demoni Superiori, sapeva come usare i suoi poteri.
Una creatura sotto il suo controllo gli sarebbe stata estremamente utile.
Mentre Dragnur si concentrava per entrare nella mente del Demone, questi si fece sotto minaccioso.
Stava già per attaccare, quando Dragnur esplorò la sua mente.
L'uomo che era stato un Druido restò stupefatto: la sua mente non c'era. Non c'era alcuna anima connessa al cervello, che era ridotto a poco più di quello di un animale selvaggio.
In un istante, il terrore si impadronì dell'uomo: il Demone stava attaccando, con gli artigli protesi.
Non era possibile ! Lui era un Signore dei Demoni ! La coscienza della creatura non poteva scivolare come sabbia nella sua trama psichica !
Freneticamente Dragnur tentò di mutare il suo tentativo di controllo in un attacco fisico, ma ormai era troppo tardi.
Il Demone gli fu addosso, e chiuse le fauci sulla sua gola.
Dragnur morì in pochi attimi, che alla sua anima sembrarono un'eternità di sofferenza.* * *
Ucciso il primo uomo, il Demone si gettò rapidamente sugli altri due, sbranandoli nonostante il loro disperato tentativo di fuga.
Dopo pochi morsi delle enormi mascelle, però, la creatura lasciò perdere. La carne umana non gli piaceva, preferiva quella di vacca.
Da quando, più di dieci anni prima, la sua coscienza era stata risucchiata dalla sua mente tramite un incantesimo operato, in punto di morte, da un Mago chiamato Olandir, la creatura aveva sempre vissuto nei boschi del Ducato di Orguz, terrorizzando gli abitanti ma limitandosi essenzialmente a fare strage tra gli allevamenti di vacche, soddisfacendo i suoi appetiti primordiali.
Adesso si sarebbe infatti involato e avrebbe cercato una mandria, perché la carne degli esseri che aveva appena ucciso non gli piaceva.* * *
Se il Mago Olandir dieci anni prima, in punto di morte, mentre veniva divorato dal Demone, e contemporaneamente ne succhiava la coscienza, avesse saputo che il suo gesto avrebbe provocato molti anni dopo la morte di un uomo come Dragnur, sarebbe morto contento.
Avrebbe commentato che, in verità, il destino sceglie strade misteriose tra gli eventi, e che a volte sembra prendersi gioco dei disperati sforzi dei piccoli esseri chiamati uomini.* * *
Lewin ed Alina arrivarono sul posto un paio di giorni dopo, guidati dal Lupo.
Il Mago smontò da cavallo e si avvicinò alla grande belva, immobile accanto ad uno dei tre cadaveri.
Lewin aveva visto Dragnur solo durante il breve scontro alla fortezza, ma i lineamenti del volto che ormai iniziava decomporsi parevano proprio quelli del Druido.
Anche Alina smontò da cavallo e si avvicinò: "E' davvero lui o è soltanto uno sporco trucco per trarci in inganno ? ".
Lewin stava per risponderle, ma improvvisamente sentì nei dintorni una nuova presenza: anche se il Lupo non sembrava aver avvertito alcunchè, lui era sicuro che un altro Druido si stesse avvicinando a loro.
Alina si accorse che Lewin, invece di risponderle, si era irrigidito.
Il Mago percosse poi il bastone sul terreno, liberando la propria Spada Nera.
La Spada cominciò quindi a pulsare, sempre più veloce, caricandosi di energia: Lewin si stava preparando a combattere, anche se Alina non riusciva a capire contro chi o contro cosa.
Il guerriero impugnò a sua volta la propria scure e si dispose alle spalle del Mago, schiena contro schiena, pronto a difenderlo.
Lewin era ormai al massimo della sua potenza, pronto a liberare un colpo di energia come quello che aveva semidistrutto la fortezza.
Una figura si profilò infine sul sentiero di fronte a loro, in lontananza, ammantata e con il cappuccio calato sugli occhi.
Lewin si preparò, ma trattenne il suo attacco finchè la figura non si fece più avanti.
Nella penombra nebbiosa dell'alba, neanche la vista acutissima di Alina riusciva a scrutare all'interno dei lembi del cappuccio del nuovo venuto.
Quanto questi giunse a non più di una ventina di passi da loro, con la Spada Nera di Lewin pulsante e puntata contro di lui, fece infine sentire la sua voce: "Non mi riconosci più, Lewin ?".
" Maestro Maestro Dinak!! Siete proprio voi ??! ".* * *
"Questo è veramente il cadavere di Dragnur, Lewin. Riconoscerei le tracce della sua mente anche tra cento anni.
Sei morto finalmente, assassino di Druidi. Possa l'Universo far marcire la tua anima nei suoi Inferni per l'eternità" - concluse il Maestro, alzandosi dopo aver esaminato il cadavere sul sentiero.
" Ma chi è stato ? " - domandò Lewin.
" A prima vista, direi un qualche tipo di Demone, anche se Dragnur avrebbe dovuto almeno accennare una difesa più strenua. Forse è un mistero che non chiariremo mai, Lewin. Forse l'Universo ha finalmente stabilito la morte di Dragnur tramite uno dei suoi meccanismi spesso incomprensibili.
L'importante, comunque, è che il pericolo di un ritorno delle Ombre Alate nelle Terre Conosciute sia stato scongiurato: il genere umano ne sarebbe stato sconvolto, e non sarebbe stato in grado di difendersi ".
" Sono vivo per miracolo, Maestro. E se non fosse stato per il Guerriero qui al mio fianco, Alina Therin, e per il Lupo " - la voce di Lewin ebbe un leggero tremito.
"Conoscevo l'Immortale di fama " - Dinak salutò Alina, chinando il capo - " è un piacere conoscerlo di persona ".
" Maestro Dinak " - rispose Alina chinando il capo a sua volta.
" Evidentemente il Destino ha voluto assisterti, Lewin, per il tramite di chi era al tuo fianco durante lo scontro".
"Il Lupo, Maestro. Prima ha subito un colpo diretto a me, poi mi ha ridato la vita, quando la mia anima aveva ormai lasciato il mio corpo. Era ferito molto gravemente, ed è scomparso. Gli Dei non vogliano che abbia pagato con la vita il tentativo di proteggermi".
Dinak sospirò, volgendo lo sguardo tra gli alberi: "Non ti ho mai parlato a fondo del Lupo, Lewin, di "quel" Lupo. Ora il momento è giunto.
Egli è stato il mio compagno per molto, moltissimo tempo. Quando si compì il tempo della tua giovinezza io, come Druido Custode della tua Spada, lo mandai per le Terre Conosciute a cercarti. Ed egli ti trovò, quando eri poco più di un bambino, sperduto tra i boschi intorno al lontano paesino di Fringen, nel Nord del Regno.
Da quel momento in poi ha sempre vegliato su di te, assicurandosi che tu raggiungessi sano e salvo l'età giusta per iniziare il tuo apprendistato. Il Destino ti ha quindi portato da me, come era logico nell'ordine delle cose, ed io ho fatto di te un Druido Guerriero, in grado di opporsi alla minaccia che si addensava sulle Terre Conosciute.
Ma il Lupo sapeva che avresti avuto bisogno di aiuto, e quindi decise, con il mio assenso, di farti da guida e da sostegno. La scelta fu giusta, perché ora sappiamo che, senza di lui, non ti saresti salvato.
Tu ora temi che lui sia morto ma i tuoi timori saranno presto fugati" - Dinak continuava a fissare un punto tra gli alberi, nella nebbia del mattino. Lewin seguì il suo sguardo e si accorse della sagoma che si faceva avanti. Era Lui inconfondibilmente Lui, il Lupo, che avanzava lentamente tra la nebbia verso il sentiero.
La grande belva si accovacciò, infine, accanto a Dinak.
"Devi sapere, Lewin, che questo è forse il Demone vivente più antico della Terra. E' in vita ormai da secoli e secoli, ma per un Demone invecchiare non significa indebolirsi, come per noi umani, bensì acquistare sempre maggior forza, e potenza, ed esperienza, e saggezza.
Io e te siamo entrambi Signori dei Lupi, Lewin, ma dubito che riusciremmo realmente ad imporci su "questo" Lupo, se lui non fosse d'accordo. Diciamo che ormai lui ed io siamo compagni, e che lui accetta la mia guida.
Ora che si è rimesso dalle ferite e ha svolto il suo compito al tuo fianco, tornerà con me, come un tempo".
"Capisco, Maestro, e ne sono felice, anche se non posso non confessarvi che mi rincresce molto, sapere di non poter più contare sul suo aiuto. Ma se così è scritto, allora ben venga".
"Non essere dispiaciuto, Lewin. Egli ha pensato anche a te: c'è già chi prenderà il suo posto al tuo fianco. sei pur sempre un Signore dei Lupi, e un Demone-Lupo sarà sempre con te, finchè tu lo vorrai" - lo sguardo di Dinak oltrepassò Lewin, andando a cadere sull'altro Demone, quello che aveva guidato Lewin dopo la battaglia.
Lewin si voltò, e per la prima volta notò la somiglianza tra i due Demoni: uno era pur sempre massiccio, ma leggermente più snello, più scattante e meno poderoso, più sinuoso nei movimenti, ma meno imponente.
Dinak sembrò leggergli nel pensiero: "E' vero, Lewin, si somigliano molto.
E' perché si tratta di suo figlio.
Il Demone che avrai al tuo fianco, per il resto della vita, è il figlio di quello che, tanti anni or sono, offrì a me la sua lealtà" - concluse il Maestro.
Tra i due Druidi scese quindi il silenzio, un lungo silenzio che fu Alina ad interrompere: "Permettete una domanda, Maestro Dinak ? ".
"Chiedi pure, Alina Therin".
"Lewin non ve lo chiederebbe mai, quindi lo farò io. Perché non eravate al nostro fianco, nella battaglia contro Dragnur ? ".
Lewin la fulminò con un'occhiata, ma Dinak gli fece segno di tacere.
" Mi stai forse accusando di essere un vigliacco, Alina Therin ? ".
" Assolutamente no, Maestro. Sicuramente avevate delle valide ragioni. Mi chiedevo, però, se fosse possibile conoscerle, perché tuttora non riesco a capacitarmi di cosa sia in effetti successo in queste ultime settimane"- replicò Alina con tutta la sua onestà.
"Ti risponderò con una domanda, Paladino del Regno. Quanti anni pensi che io abbia ? ".
Alina fu presa in contropiede: "Non saprei, Maestro, veramente ".
"Avanti, Alina Therin. Immagina la mia età ".
"Potrei dire, settanta anni ? ".
"Diresti male. Quest'anno, in dicembre, compirò il mio duecentottantesimo anno".
"Duecento cosa ??!!! ".
"Hai sentito bene, tu che sei chiamata l'Immortale. I miei poteri sono notevoli, al livello di quelli di Lewin, o meglio lo erano.
Ormai, per continuare a svolgere quel ruolo di Druido Custode che mi è stato assegnato tanto tempo fa, sono costretto a impiegarli tutti, e costantemente, solo per tenermi in vita, per evitare che la mia anima abbandoni questo corpo. Se ciò succedesse, non potrei svolgere quelle missioni che ancora mi restano, e dopo le quali potrò finalmente passare in un'altra dimensione.
Il risultato di tutto questo è che sarei stato più un peso che un aiuto in un'impresa come la vostra, più un impedimento da proteggere che un guerriero su cui contare.
Le mie possibilità in battaglia, purtroppo, sono ormai scarse. Per questo, vi ho ceduto tutto quello che avevo: il mio Lupo.
Sei soddisfatta della mia risposta, Alina Therin ? ".
"Sì. E spero di non esservi apparsa irrispettosa ".
Fu quindi nuovamente il turno di Lewin: " E ora, Maestro ? Qual è il mio compito? Questa Spada è ancora tra le mie mani, e sento tuttora la sofferenza che ciò causa alla persona in essa imprigionata. Cosa dovrò fare?".
"La Spada non ha ancora raggiunto tutti gli scopi per cui è stata creata, quindi dovrai impiegarla ancora. In caso contrario, sarebbe svanita nel nulla, nel momento stesso della morte di Dragnur.
Per sapere però che cosa ti attenda, non ti posso più essere di aiuto. Dovrai chiedere indicazioni sul tuo futuro ad un Druido Veggente".
" Ma mi avete insegnato che non ci sono Druidi Veggenti nelle terre Conosciute ".
" Infatti. Dovrai intraprendere il lungo e difficile viaggio per recarti nelle altre terre, quelle ancora abitate dai Druidi, là dove troverai il Veggente a cui sei destinato, e là" - aggiunse Dinak con un filo di voce - "da dove venivano i tuoi genitori ".
" I miei genitori ??!! Quindi i miei genitori erano Druidi !!! ".
" Tua madre era un Druido, un Druido Veggente. Non ne so molto ma credo che, quando approderai nelle altre terre, potrai ritrovare qualcosa su di lei ".
" E voi, Maestro ? ".
" Le nostre strade ora si dividono, Lewin. Ma è possibile che si incontrino di nuovo.
Ricorda solo una cosa: ormai sei un Druido Guerriero molto potente, forse uno dei più potenti mai esistiti, così come la tua Spada è una delle più potenti mai create, e la più potente che io abbia mai custodito.
Ma un Druido non è solo questo, non è solo forza ed energia distruttiva. Per l'urgenza della minaccia che incombeva, ho dovuto focalizzare il tuo apprendistato principalmente sull'abilità in combattimento, ma questo mi ha costretto a tralasciare molte discipline.
Sei ancora troppo giovane ed inesperto per l'immenso potere che hai, Lewin, e spero che i tuoi futuri Destini ti consentano di prepararti adeguatamente alle difficoltà che ti attendono, e che potrebbero provenire persino da te stesso.
Anche Dragnur aveva inizialmente dei talenti paragonabili ai tuoi.
Comunque ricorda: un Druido Veggente ti indicherà la strada, e non perdere ogni occasione che ti si presenterà per approfondire la tua preparazione, soprattutto nei campi in cui sei meno ferrato".
"Ed io, Maestro Dinak ? " - lo interruppe Alina - " Sapete qualcosa del mio futuro ? ".
Dinak la guardò pensoso, poi parlò dopo un lungo istante: " Non sono un Veggente, ma sento chiaramente che la tua sarà una vita di lotte e combattimenti, di guerre e scontri. Una vita dominata da una vendetta ".
"Mi vendicherò quindi prima o poi !!! " - lo interruppe la donna - "Ucciderò quel maledetto !!! ".
" è strano " - proseguì Dinak - "Ma sentendovi entrambi così vicini, avverto chiaramente che uno di voi due ucciderà il nipote dell'Imperatore di Argan, per vendetta, ma non riesco a distinguere se tale sarà il destino tuo o quello di Lewin ".
" Io ?!! " - fece questi - " Che motivi dovrei avere io di vendetta nei confronti di Gotrek ? A meno che " - e i suoi occhi si spalancarono, incollandosi in quelli di Alina.
Lei lo interruppe: "Te lo puoi scordare, Lewin. Posso uccidere Gotrek anche con una mano legata dietro la schiena.
Non mi farò uccidere, solo per darti il piacere di vendicarmi. Ti ripeto: Gotrek è mio, e quando avrò finito con lui, non ne rimarrà a sufficienza per nessun altro".
Ma Lewin lanciò al suo Maestro uno sguardo interrogativo.
"E' inutile che vi parli di cose che non vedo chiaramente " - disse questi - "e che potrebbero avvenire tra una settimana, o tra un secolo.
Ora ti saluto, Lewin Talamor. Per me, in questi anni " - la voce di Dinak si fece bassa, ed i suoi occhi si velarono - "sei veramente stato il figlio che non ho mai avuto ".
Lewin fece per muovere verso di lui, Ma Dinak lo fermò con un gesto.
Senza aggiungere altro, il vecchio Druido si voltò. Dopo pochi passi, seguito dal suo fedele Demone, sparì nella nebbia.* * *
I due compagni, rimasti soli, si guardarono a lungo senza parlare. Fu Alina infine a dar voce a ciò che entrambi stavano pensando.
" Lewin dobbiamo guardare in faccia la realtà: tu devi affrontare il tuo viaggio e io la mia guerra . Spero solo che dopo essere stato nelle Terre dei Druidi tu possa ritornare da noi ".
" Questo te lo prometto, Alina. Ho bisogno di sapere, di trovare delle risposte. Ma tornerò, Alina, di questo puoi starne certa. Dovessi scontrarmi con tutti i Druidi del mondo, troverò il modo di tornare da te.
Starò via al massimo un anno. Dinak mi rivelò che è realmente possibile attraversare in nave l'Oceano del Nord in poco più di cinque mesi, ed è quello che ho intenzione di fare".
"Stai attento, mi raccomando. Sai bene che poche navi sono tornate indenni dai mari del Nord, e che io sappia nessuna ha mai completato la traversata. Per non parlare delle leggende sui mostri marini ".
" Nessuna delle navi di cui parli aveva a bordo un Druido Guerriero, Alina, stai tranquilla, ce la farò".
" D'accordo ho fiducia in te. Anche se non potrò essere lì a difenderti. Almeno avrai il Lupo, il tuo nuovo compagno, al tuo fianco "- i suoi occhi si fissarono sul Demone il quale, ammesso che fosse possibile, sembrò quasi atteggiare le grandi mascelle ad una sorta di duro sorriso, sottolineato da lampi luminosi dei grandi occhi rossi - " Adesso dobbiamo dividerci: tu verso Est, verso il mare, ed io verso Sud, verso il fronte. Un anno, Lewin, lo hai promesso. Conterò i giorni amore mio".
Lewin la prese tra le braccia - "E di te non parliamo ? Non provare a farti uccidere, perché te la farei pagare cara".
Alina lo baciò dolcemente: "La guerra è ormai quasi vinta, è solo questione di tempo. Gli Imperiali non possono più resistere alla Legione. Per me, sarà una passeggiata ".
Lewin la guardò negli occhi, poco convinto, ma non disse nulla, e la donna resse il suo sguardo.
Alina infine si sciolse dall'abbraccio e si diresse verso gli altri due cadaveri, quelli che erano stati le guardie del corpo di Dragnur.
Nei paraggi, Alina recuperò entrambe le spade dei due soldati imperiali, e ritornò quindi verso Lewin.
" Prima che ci separiamo, Mago, mi devi una cosa " - Alina gli lanciò una delle due spade, e frustò l'aria con l'altra per misurarne la pesantezza ed il bilanciamento.
Poi, mettendosi in guardia: "E' tanto tempo che voglio sapere quanto vali in combattimento senza poteri magici, Lewin. Questo sarà un duello in piena regola, Druido Guerriero, per stabilire chi di noi due sia il più forte. In guardia, e quando starai perdendo, non azzardarti ad usare nessuno dei tuoi sporchi trucchetti magici ! " - e l'Immortale attaccò, con un affondo così veloce che Lewin riuscì a deviarlo solo un attimo prima che gli trapassasse la spalla.
Ma già l'Immortale attaccava dall'altro lato, riuscendo quasi ad entrare nella sua guardia.
Il Lupo assistette immobile al lungo duello, alzandosi solo dopo che uno dei due ebbe vinto, quando Alina e Lewin presero infine ognuno la propria strada.
* * *